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Aggiornato: 11 giugno 2025
I' m'assettai in su quelle spallacce; si` volli dir, ma la voce non venne com'io credetti: 'Fa che tu m'abbracce'. Ma esso, ch'altra volta mi sovvenne ad altro forse, tosto ch'i' montai con le braccia m'avvinse e mi sostenne; e disse: <<Gerion, moviti omai: le rote larghe e lo scender sia poco: pensa la nova soma che tu hai>>.
Dianzi venimmo, innanzi a voi un poco, per altra via, che fu si` aspra e forte, che lo salire omai ne parra` gioco>>. L'anime, che si fuor di me accorte, per lo spirare, ch'i' era ancor vivo, maravigliando diventaro smorte. E come a messagger che porta ulivo tragge la gente per udir novelle, e di calcar nessun si mostra schivo,
Calandro, Fulvia minacciando, è intrato in casa. Egli è matto furioso e forse le fará villania. Ma, se romor in casa sento, al corpo di me, ch'i' salterò drento e difenderò lei o per lei morirò. Amante non sia chi coraggioso non è. FANNIO servo, LIDIO maschio. FANNIO. Vedi lá Lidio o, vogliam dir, Santilla. Non ha fatto niente. Riscambiamo. Togli li tuoi; rendemi li panni miei. LIDIO maschio.
La miserella intra tutti costoro pareva dir: <<Segnor, fammi vendetta di mio figliuol ch'e` morto, ond'io m'accoro>>; ed elli a lei rispondere: <<Or aspetta tanto ch'i' torni>>; e quella: <<Segnor mio>>, come persona in cui dolor s'affretta, <<se tu non torni?>>; ed ei: <<Chi fia dov'io, la ti fara`>>; ed ella: <<L'altrui bene a te che fia, se 'l tuo metti in oblio?>>;
7 Le guerre ch'i Franceschi da far hanno di l
E io a lui: <<Dimostrami e dichiara, se vuo' ch'i' porti su` di te novella, chi e` colui da la veduta amara>>. Allor puose la mano a la mascella d'un suo compagno e la bocca li aperse, gridando: <<Questi e` desso, e non favella. Questi, scacciato, il dubitar sommerse in Cesare, affermando che 'l fornito sempre con danno l'attender sofferse>>.
Andovvi poi lo Vas d'elezione, per recarne conforto a quella fede ch'e` principio a la via di salvazione. Ma io perche' venirvi? o chi 'l concede? Io non Enea, io non Paulo sono: me degno a cio` ne' io ne' altri 'l crede. Per che, se del venire io m'abbandono, temo che la venuta non sia folle. Se' savio; intendi me' ch'i' non ragiono>>.
Cercate 'ntorno le boglienti pane; costor sian salvi infino a l'altro scheggio che tutto intero va sovra le tane>>. <<Ome`, maestro, che e` quel ch'i' veggio?>>, diss'io, <<deh, sanza scorta andianci soli, se tu sa' ir; ch'i' per me non la cheggio. Se tu se' si` accorto come suoli, non vedi tu ch'e' digrignan li denti, e con le ciglia ne minaccian duoli?>>.
E io, che mai per mio veder non arsi piu` ch'i' fo per lo suo, tutti miei prieghi ti porgo, e priego che non sieno scarsi, perche' tu ogne nube li disleghi di sua mortalita` co' prieghi tuoi, si` che 'l sommo piacer li si dispieghi. Ancor ti priego, regina, che puoi cio` che tu vuoli, che conservi sani, dopo tanto veder, li affetti suoi.
<<Non tener pur ad un loco la mente>>, disse 'l dolce maestro, che m'avea da quella parte onde 'l cuore ha la gente. Per ch'i' mi mossi col viso, e vedea di retro da Maria, da quella costa onde m'era colui che mi movea, un'altra storia ne la roccia imposta; per ch'io varcai Virgilio, e fe'mi presso, accio` che fosse a li occhi miei disposta.
Parola Del Giorno
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