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Andovvi poi lo Vas d'elezione, per recarne conforto a quella fede ch'e` principio a la via di salvazione. Ma io perche' venirvi? o chi 'l concede? Io non Enea, io non Paulo sono: me degno a cio` ne' io ne' altri 'l crede. Per che, se del venire io m'abbandono, temo che la venuta non sia folle. Se' savio; intendi me' ch'i' non ragiono>>.

Andovvi poi lo Vas d’elezïone, per recarne conforto a quella fede ch’è principio a la via di salvazione. Ma io, perché venirvi? o chi ’l concede? Io non Enëa, io non Paulo sono; me degno a ciò io altri ’l crede. Per che, se del venire io m’abbandono, temo che la venuta non sia folle. Se’ savio; intendi me’ ch’i’ non ragiono».

Un odore assai fioco, odor quasi d'incenso che per un tempio immenso vanisca a poco a poco, da 'l giglio umile sale divotamente a 'l cielo. Trema il languido stelo. O Vas spirituale! Ne le sue nubi avvolta la Luna si riposa, come in profondo letto. Ridendo, a volta a volta, sorge come una sposa ignuda a mezzo il petto.

Orsù non farmi la conia, o Vascello. Vas. Ti leverò di torno. Cat. Pagami e poi me ne anderò; o che credi di essere sola al mondo? Vascello, al sentire nominare la rivale nella trista professione, si morse le labbra e si tacque: il perdere la Catraia sarebbe stato un danno; onde rasserenandosi fintamente,

E non l'hai tu tutti e due? Vas. Cat. Zitta, sta buona: se desti la bimba, sar

Cat. Lugagni* ne hai avuti? * Danari. Vas. Noe, ma questa mercanzia la piglio gratis; e se colui che l'ha condotta non torna, mi venga il canchero, se non mi rifaccio a mio modo. Ma guarda un po' che tôcco d'orecchini si rimpasta alle orecchie; diventi una balena se non valgono cento scudi! Cat. Mamma Vascello, non sarebbe bene levarle quel peso? Vas.

Andovvi poi lo Vas d'elezione, per recarne conforto a quella fede ch'e` principio a la via di salvazione. Ma io perche' venirvi? o chi 'l concede? Io non Enea, io non Paulo sono: me degno a cio` ne' io ne' altri 'l crede. Per che, se del venire io m'abbandono, temo che la venuta non sia folle. Se' savio; intendi me' ch'i' non ragiono>>.

Dicendo queste parole la Catraia in punta di piedi si fa presso a Rosina immersa nel sopore e le stacca dall'orecchio sinistro l'orecchino di brillanti; Vascello fa altrettanto dalla parte destra. Cat. Quanto dev'esser ricca! Ros. Giovanni.... Cat. e Vas. Vas. Si chiama Gianni il suo ganzo, è un bel nomino; ma orsù dammi l'orecchino, che lo riponga con quest'altro. Cat. Che orecchino? Sei briaca?

Andovvi poi lo Vas d’elezïone, per recarne conforto a quella fede ch’è principio a la via di salvazione. Ma io, perché venirvi? o chi ’l concede? Io non Enëa, io non Paulo sono; me degno a ciò io altri ’l crede. Per che, se del venire io m’abbandono, temo che la venuta non sia folle. Se’ savio; intendi me’ ch’i’ non ragiono».