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Il suo stato tosto la persuase darsi nella vita tali e tante circostanze che lette in un libro crederebbersi invenzioni poetiche. Avvezza a comandare, seppe imporre alla Vascello ed all'assistente Catraia, che fra loro più volte si eran detto: È una principessa. Vedremo l'esito; verr

D'altronde stimò opportuno non lasciare la camera di Rosina e borbottò fra : Maledetta Catraia, ti colga il fulmine; ma te la farò scontare: da qui avanti se Bruto o Catone vuol vederla questa briccona, mi rifarò: civetta monella! ti sequestrerò le mance degli ospiti a nolo che ti porta Narciso; è un gran diavolo. La Catraia ritornata, aveva un riso beffardo da disgradarne Lucifero. Cat.

I lettori ricorderanno la collana dalla Catraia rubata a Rosina; or bene la Catraia, Volendo farne denaro, l'aveva data a Narciso dicendogli d'averla rubata ad una fanciulla misteriosamente comparsa nella casa della Vascello. Narciso vendè, al solito, la roba rubata a quel galantuomo del signor Basilio.

Orsù non farmi la conia, o Vascello. Vas. Ti leverò di torno. Cat. Pagami e poi me ne anderò; o che credi di essere sola al mondo? Vascello, al sentire nominare la rivale nella trista professione, si morse le labbra e si tacque: il perdere la Catraia sarebbe stato un danno; onde rasserenandosi fintamente,

Ciò dicendo si accostò a una sedia ove stavano le vesti della Rosina. Oh! questa volta puoi stringere il vento, esclamò Vascello ridendo. Brava mamma, soggiunse Catraia, me l'hai fatta, non sono più a tempo: ma pazienza! si ha da campar tutti.

La fanciulla non aveva potuto gridare, poichè, immersa in un sonno letargico procuratole ad arte, era stata per mezzo dei ladri trasportata infra le tenebre dell'orribile pozzo; ed onde non potesse esser soccorsa dalla tenera Angiolina, la diabolica Catraia aveva anche a questa somministrata l'infernale pozione; talchè quando si destò trovossi priva dell'amabil compagna e padrona.

Una di esse, cioè la padrona di casa, che era quella la quale aveva ricevuta nelle braccia Rosina, si dicea per sopranome Vascello; l'altra era una fanciulla bellissima immersa nel vizio, sopranominata Catraia. Catraia. Mamma Vascello, ecco una buona triglia per la tua rete. Vascello.

Dannata di Catraia! sei un gran diavolo; e quando torna il suo ganzo, che gli dirò? Cat. Corna* allo stoino . Le ha fatto forse l'inventario? Se brontola, gli metteremo giudizio; e quando avr

Vascello trasse dalla tasca l'altro orecchino, come per confrontarlo, ma la furba Catraia, dato uno slancio, addentò il braccio di Vascello su cui impresse un terribile morso; il dolore fece che le cadesse il gioiello, il quale la donzella destramente raccolse involandosi e, recatasi alla propria camera, li ripose ambedue in un cassetto, che serrò, ponendosi la chiave in tasca.

Dicendo queste parole la Catraia in punta di piedi si fa presso a Rosina immersa nel sopore e le stacca dall'orecchio sinistro l'orecchino di brillanti; Vascello fa altrettanto dalla parte destra. Cat. Quanto dev'esser ricca! Ros. Giovanni.... Cat. e Vas. Vas. Si chiama Gianni il suo ganzo, è un bel nomino; ma orsù dammi l'orecchino, che lo riponga con quest'altro. Cat. Che orecchino? Sei briaca?