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Aggiornato: 1 giugno 2025


Se 'l volermi veder ti fa venire, vo' che mi veggi dentro, come fuore: mi leverò questo elmo da le tempie, acciò ch'a punto il tuo desire adempie.

Di bei trapunti e di riccami, quanto mai ne sapesse Pallade, sapea. Vedila andare, odine il suono e 'l canto: celeste e non mortal cosa parea. E in modo all'arti liberali attese, che, quanto il padre, o poco men n'intese. 19 Con grande ingegno, e non minor bellezza che fatta l'avria amabil fin ai sassi, era giunto un amore, una dolcezza, che par ch'a rimembrarne il cor mi passi.

che' quella voglia a li alberi ci mena che meno` Cristo lieto a dire 'Eli`, quando ne libero` con la sua vena>>. E io a lui: <<Forese, da quel di` nel qual mutasti mondo a miglior vita, cinq'anni non son volti infino a qui. Se prima fu la possa in te finita di peccar piu`, che sovvenisse l'ora del buon dolor ch'a Dio ne rimarita, come se' tu qua su` venuto ancora?

A sofferir tormenti, caldi e geli simili corpi la Virtu` dispone che, come fa, non vuol ch'a noi si sveli. Matto e` chi spera che nostra ragione possa trascorrer la infinita via che tiene una sustanza in tre persone. State contenti, umana gente, al quia; che' se potuto aveste veder tutto, mestier non era parturir Maria;

21 Questo era un nuovo e disusato incanto ch'avea composto Atlante di Carena, perché Ruggier fosse occupato tanto in quel travaglio, in quella dolce pena, che 'l mal'influsso n'andasse da canto, l'influsso ch'a morir giovene il mena. Dopo il castel d'acciar, che nulla giova, e dopo Alcina, Atlante ancor fa pruova.

Lo bel pianeto che d'amar conforta faceva tutto rider l'oriente, velando i Pesci ch'erano in sua scorta. I' mi volsi a man destra, e puosi mente a l'altro polo, e vidi quattro stelle non viste mai fuor ch'a la prima gente. Goder pareva 'l ciel di lor fiammelle: oh settentrional vedovo sito, poi che privato se' di mirar quelle!

La seconda comincia quivi: «Ed egli a me: Questo misero modo»; la terza quivi: «Ed io che riguardai»; la quarta quivi: «E poi ch'a riguardare»; la quinta quivi: «Ed ecco verso noi»; la sesta quivi: «Figliuol mio, disse»; la settima ed ultima quivi: «Finito questo».

Poi ch'a te chiuse sono ambe le porte de gli occhi e de l'orecchie, anima mia, ond'esser può che più letizia speri? Pensa misero a te, chi ti conforte che me al mio bene ad ora ad or n'invia il santo amor con l'ale de i pensieri. Dello stesso Oh se tra queste ombrose e fresche rive, ch'or cercan solitarii i passi miei, meco ne fosse e con amor con lei, di cui 'l cor sempre parla e la man scrive;

15 Se di lontano o splendor d'arme vede, o cosa tal ch'a cavallier simiglia, che sia il suo disiato Ruggier crede, e rasserena i begli occhi e le ciglia; se disarmato o viandante a piede, che sia messo di lui speranza piglia: e se ben poi fallace la ritrova, pigliar non cessa una ed un'altra nuova.

Quì tacque; ed ella con sembianza oscura Per grave duolo a così dir riprese: Mentr'io timida il cor su tua ventura Dianzi piangea, dal cielo ombra discese, Ch'a' tuoi guerrier battaglia avversa e dura, E duro fin de l'animose imprese, Ed a gli assalti tuoi pianto predisse, Se quinci il campo tuo lunge non gisse.

Parola Del Giorno

s'alceste

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