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Aggiornato: 3 giugno 2025
Doveva prendere per sè il calice che Vincenzo aveva voluto allontanare, la croce sotto la quale era caduto: una vita senza amore. Doveva farsi prete. Il benefizio, per volere del testatore, in caso che il ramo primogenito dei Dogliani non avesse un figlio prete, doveva passare ad un figlio del ramo secondogenito, che volesse abbracciare la carriera ecclesiastica.
Ma il sillogismo si è spuntato contro il mio cuore codardo; lungi dal ricingermi di forza per resistere e soffrire, ho imprecato alla natura; mi son detto che quando la carriera delle rose è finita, non conviene andar oltre un passo, ma seppellirvisi per sempre che se il calice non può darci altro che amarezza, la mano dell'uomo deve allontanarlo dalle sue labbra e buttarlo nel mondezzajo, perché nissuno più lo raccatti.
È stato detto (da un matematico, sicuramente) che Iddio, in cielo, geometrizza; e gli uomini, aggiungo io, gli uomini, fatti a similitudine sua, geometrizzano in terra. Il quadrilatero, l’esagono, l’ottagono, il circolo, il cono, son forme geometriche familiari al selvaggio; e queste forme egli esprime naturalmente nella casa, quando incomincia a fabbricarsene una. Il circolo e il globo sono ancora le sue forme predilette, quando ha da foggiare il primo calice e il primo vaso di terra. Su quella stoviglia, poi, egli imprimer
Lasciate a noi il regno del cuore, questo povero regno, questo alveare che abbiamo fabbricato noi, api pazienti, colla nostra industria sottile, cavando la cera e il miele dal calice dei fiori. Ma sapete che se questo regno grazioso cadesse per avventura anch'esso in vostra balìa, ne fareste un bell'uso! Non io certamente, marchesa! Lasciamo da parte i presenti, uomo di corta memoria!
Alzava il calice contro la fiamma della lucerna e nell'ambra splendente del liquore rivedeva come di scorcio il fantasma della sua vita passata e trapassata, dai caldi entusiasmi della prima messa ai rosei tramonti della sua prima parrocchia di montagna, dov'era arrivato quarant'anni fa con un breviario sotto il braccio e un sacco di fede in ispalla, dove avrebbe potuto e dovuto rassegnarsi a vivere e a morire, vergine di cuore e di pensieri, fra la povera gente, se il diavolo...
S'era rimessa a sedere, teneva, parlando, nelle sue mani la mano della Varedo, di tratto in tratto un tic nervoso le scomponeva la faccia... È stato per quel calice... Oh, se il mio povero marito avesse potuto immaginare?... Ma Eugenio le dir
E mentre la piccina balbettava qualche confusa parola di scusa, ella stessa scelse tre rose dal fascio, una bianca, una gialla ed una rossa, e le dispose nel calice. Ricordati che sono senz'acqua, pensa a dar loro nuova vita.
Da questo capitolo deduciamo dunque la morale seguente: gustiamo i piaceri leciti con somma prudenza; mai non lasciamoci dominare da essi. Fuggiamo quei piaceri che, pregiudicando altri, pregiudicherebbero noi stessi. Non vuotiamo per intiero il calice del piacere; dopo questo viene l'ebbrezza, la saziet
Quando le prime gocce di pazienza cominciavano a traboccare dal calice, il giorno di rimetterci in carovana venne finalmente e fu deciso per lunedì 28 aprile. Il nostro Tagliabue è un po' meglio, ma non potrebbe affrontare gli strapazzi di un lungo viaggio, per cui lo affidiamo ad un negoziante amico di Naretti che fra qualche giorno parte per Massaua.
Ma la cameriera, senza frapporre indugio, corse a prendere il fiore e presentollo alla signorina, la quale facendo atto come di ricusarlo, percosso con la mano il calice di quello, ne uscì e cadde in terra una piccola carta ripiegata. È destino! è destino! esclamò la fanciulla, anche un anno fa.... anche un anno fa!!!
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