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Aggiornato: 9 maggio 2025


Martedì 21. Giornata di riposo dalle fatiche e dalle emozioni di ieri. Naretti è ricevuto dal re che si mostra piuttosto ben disposto a nostro riguardo e fissa a domani il nostro ricevimento ufficiale con presentazione dei doni. Nella giornata è un continuo andirivieni di visite, delle quali parecchie sono seguite da doni per Naretti, di vasi di tecc o vacche. Abbiamo gi

Il giorno di Natale si avvicinava e ne prendemmo occasione per mostrare la nostra riconoscenza ai Naretti e ad altri che ci andavano usando delle continue gentilezze, invitandoli a passare con noi quelle ore che s'usa in questo giorno riunirsi in famiglia attorno ad una tavola. L'invito è accettato; a noi dunque a disimpegnarci; chè per pranzare, sia bene sia male, ci vogliono fatti e non parole. Ci demmo dunque a girare dalle conoscenze mettendole a contributo per avere piatti, posate, bicchieri, casseruole, tavoli, sedie e tutto quanto l'occorrente. Si decorò una delle nostre camere dipingendone le pareti, a carbone e mattone pesto, cogli stemmi delle nostre principali citt

Costeggiamo il monte fino ad incontrare sulla destra un avvallamento che ci permette di passare sull'altro versante per scendere nel fondo della valle e guadare il torrente Zerima che ha un letto larghissimo, ma ora vi scorre poca acqua. Verso mezzogiorno raggiungiamo l'accampamento di Naretti, ma i nostri servi per un puntiglio nato fra loro, hanno voluto proseguire.

Quando le prime gocce di pazienza cominciavano a traboccare dal calice, il giorno di rimetterci in carovana venne finalmente e fu deciso per lunedì 28 aprile. Il nostro Tagliabue è un po' meglio, ma non potrebbe affrontare gli strapazzi di un lungo viaggio, per cui lo affidiamo ad un negoziante amico di Naretti che fra qualche giorno parte per Massaua.

Verso le due, una fila di una quindicina di camelli col bagaglio nostro e della famiglia Naretti, scortato dal nostro bravo Tagliabue, che colle sue lunghe gambe, armato di tutto punto, inforcando una magra mulettina, poteva rappresentare un bellissimo Don Quichotte, partiva per Omkullo, dove ci avrebbe aspettati per la sera.

Così mi raccontava Naretti d'esser stato testimonio del seguente fatto avvenuto sulla piazza del mercato di Adua.

Come colla religione si fa presto a compromettersi in questo paese, Naretti ne parlò subito a qualcuno della Corte, dichiarando che non avevano nulla a fare con lui con noi, e fu quindi subito fatta piantare un'altra tenda per loro.

Sono latori per quest'ultimo di una lettera di re Giovanni che dovevano portargli fino a Massaua: tutti accorriamo, appena si sparse la notizia, a sentire delle nostre sorti, e la signora Naretti ci fa da interprete. La lettera presso a poco suona così: «Mando il buon giorno a te ed ai tuoi amici.

Un corriere arriva dal campo reale e ci porta notizie della triste impressione avuta da Naretti per l'avventura toccataci da ras Area. Tutta la Corte era sossopra per celarlo al re, temendo avesse ad usare troppi rigori verso lo zio, e ci si dice che tutti i grandi si presentarono a Naretti con una pietra al collo, supplicandolo di non farne rapporto al Sovrano. Si riparte per la costa.

Altri servi intanto preparavano dei piccoli pezzi che ci venivano ad offrire con delle mani che Dio sa da quando non videro acqua e cosa toccarono nel frattempo, e Naretti ci assicura che il rifiutare è una vera offesa.

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