Vietnam or Thailand ? Vote for the TOP Country of the Week !
Aggiornato: 30 giugno 2025
Sai quel ch'el fe' portato da li egregi Romani incontro a Brenno, incontro a Pirro, incontro a li altri principi e collegi; onde Torquato e Quinzio, che dal cirro negletto fu nomato, i Deci e Fabi ebber la fama che volontier mirro. Esso atterro` l'orgoglio de li Arabi che di retro ad Annibale passaro l'alpestre rocce, Po, di che tu labi.
E quando la vide sconvolta, l'occhio smarrito, la bocca fremente, vinta dall'affetto, dalla tenerezza, dall'amore, egli osò dirle ad alta voce, audacemente, che l'amava. Fu così che Adriana di Castroreale s'innamorò perdutamente di Giorgio Filomarino. Fu questa la vittoria di Annibale.
Il Valentino, mettendosi principe fra i condottieri, volle diventarlo per conto proprio. Il suo problema a distanza di secoli impicciolito nelle proporzioni storiche dell'Italia d'allora, ricordò quello di Annibale: costituirsi un esercito per impadronirsi dell'Italia. Se la famosa frase del carciofo non fu vera, basta alla gloria, del Valentino che gli sia attribuita.
Vi passò Annibale? Gli storici romani, non nominano i luoghi donde egli scese di Spagna per le Gallie in Italia, e perchè si contentano di descriverne l’aspetto e perchè le montagne, dal più al meno, si somigliano tutte; ogni valico alpino, da quello di Tenda al Gottardo, vanta quel passaggio ed in ognuno di essi i disputanti eruditi, trovano caratteri locali che, le elastiche interpretazioni aiutando, corrispondono ai testi.
Annibale, capo in quella repubblica del partito della guerra, capitano giá vittorioso in Ispagna, e giovenilmente fecondo di quelle idee nuove ed ardite onde sorgono le guerre e i capitani immortali, ideò venir di Spagna a Italia per terra, attraversando Gallia transalpina, Alpi e Gallia cisalpina. Cosí fece. Gran disputa ne rimane tra gli eruditi, dove ei varcasse l'Alpi.
Così dicendo, siccome nel calore del discorso s'era a lui accostato, gli stese la destra, presentandogliene il palmo per ricevere la sua in pegno della promessa che attendeva. Al Conte, sbalordito da quella tempesta di parole, da cui in sostanza dedusse che non si voleva che vi fosse pericolo nel vapore, uscì un istante dalla mente la villa del Lambro e la protesta fatta poco prima al Marchesino, porse la mano, e quando stava per impalmare quella di don Annibale, improvviso gli attraversò la fantasia l'importante pensiero del come si sarebbe provveduto al ventre su una barca che correva per più ore senza toccare mai sponda, e tenendo sollevata la destra con esitazione: "Indicatemi il modo, disse, con cui potere col
Don Annibale continuò in tal modo per lunga pezza ora colle opinioni di quel suo conoscente, ora colle proprie ad encomiare il genere dei Romanzi storici;, inutilmente però, perchè la Contessina non aveva d'uopo di tante parole per farseli aggradire, formandone da molto tempo l'esclusiva sua lettura; ed il Marchesino s'era occupato a svolgere i fogli del libro che conteneva le vedute del lago, nè aveva più oltre badato a quel chiaccherare erudito.
Bene spesso, come la sua natura sarcastica prendeva il di sopra, egli si burlava lungamente di un paladino, di un cavaliere errante che rispondeva al nome di Annibale Massenzio.
Per quattro giorni la duchessa Adriana resistette a non aver notizie di Annibale. Ma si sentiva vinta e non cercava che di prorogare il momento in cui la prima parola di amore sarebbe uscita dalle sue labbra. Annibale non veniva, la casa le pareva deserta. Si annoiò mortalmente al teatro. Una mattina entrò in chiesa, cercando rifugiarsi nel misticismo, ma, dopo una convulsione nervosa, si trovò l'animo più afflitto di prima. A casa, nella sua camera, pianse due volte. Desiderò di morire, vestita di raso bianco, coi capelli disciolti, coperta di fiori. Rimpianse di non essersi fatta monaca. Vagava nei suoi appartamenti come un'anima in pena. Una tenerezza grave le saliva dal cuore alle labbra. Finalmente una sera si decise. Stanotte, a mezzanotte, scriverò un biglietto ad Annibale, lo avr
Comunque sia, in favore del Piccolo San Bernardo, oltre le solite corrispondenze, che è facile rintracciare dovunque, sta il fatto dell’agevole strada e la affermazione di L. Celio, il quale, a soli cinque anni dalla discesa di Annibale, scrive che questi passò per Cremonis jugum nel quale Cremonis jugum si ravvisa il Monte Crammont, ultimo della catena di Miravidi, all’ombra del quale chi scende in Italia dal Piccolo San Bernardo, deve per forza passare.
Parola Del Giorno
Altri Alla Ricerca