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Appresso dicono in questo inferno essere Carone nocchiero e il fiume d'Acheronte: e per Acheronte sentono la labile e flussa condizione delle cose disiderate e la miseria di questo mondo; e per Carone intendono il tempo, il quale per vari spazi le nostre volontá e le nostre speranze d'un termine trasporta in un altro, o voglian dire che, secondo i vari tempi, varie cose che muovono gli appetiti essere al cuore trasportate.

Ah lungi io da te morrò pria;... ma intero almeno cosí il tuo amor ne porto io meco in tomba... NER. Basta omai, basta; in me giá l'ira è troppa... d'abbandonarmi ogni pensier deponi. E Roma, e il mondo, e il ciel nol voglian, mia sarai tu sempre: a te Neron lo giura. TIGEL. Viva Neron. NER. Gli hai tu dispersi? spenti? Signor son io di Roma? E che? tu torni senza sangue sul brando?

ARTEMISIA. Ed il peggio è che volendo maritarci ci voglian dar marito a lor gusto, o per loro particolari interessi darci per marito uno, col quale abbiamo a vivere fino alla morte, contro la nostra volontá, con dir che avendoci vestite di queste membra è forza che siamo ubidienti.

Non ha Sirene il mar di Liguria; notò il capitano Fiesco, tanto per dir qualche cosa, e accompagnando con un sorriso l'osservazione discreta. Ma le portate con voi, non è vero? disse il re, sorridendo a sua volta. Certi paggetti, o mozzi che voglian parere.... Non dite di no, perchè i re sono costretti a sapere ogni cosa.

SAMIA. Scuoto quant'io posso. FESSENIO. Che indugi? SAMIA. Oh! oh! oh! Laudato sia il manico della vanga, Fessenio, ché ho fatto el bisogno ed ho tutta unta la chiave perché meglio apri. FESSENIO. Or apri. SAMIA. Fatto è. Non senti tu ch'io schiavo? Or entra a tuo piacere. FESSENIO. Che voglian dire tante serrature? SAMIA. Fulvia ha voluto che oggi si chiavi l'uscio. FESSENIO. Perché?

MERETRICE. Lassa pur governallo a me. FESSENIO. Fa' che, sopra tutto, tu ti ricordi, nota, di chiamarti Santilla e di tutte l'altre cose che io t'ho detto. MERETRICE. Non mancherò d'un pelo. FESSENIO. Altrimenti non aresti un baghero. MERETRICE. Tutto farò benissimo. Ma oh! oh! oh! Che voglian questi sbirri dal facchino? FESSENIO. Oimè! Salda, cheta! Ascolta. SBIRRI. Di' : che è qui drento?

SANTILLA. So quel che vuoi dire: che Lidio, da noi instrutto, in loco mio entri e pigli per moglie la figliuola di Perillo la qual voglian dare a me. LIDIO. Ed è chiaro, questo? SANTILLA. Piú chiaro che 'l sole; piú vero che 'l vero. LIDIO. Oh felici noi! Vedi che pure, doppo gran pioggia, viene bellissimo sereno. Staremo meglio che a Modon.

O voglian dire sentirsi per queste la effeminata sciocchezza di molti, li quali, mentre stimano con continuato coito sodisfare all'altrui libidine, vòtano ed altrui non riempiono. E di questo mostra il nostro autore sentire, dove pon quegli o che non peccarono o che, bene adoperando, morirono senza battesimo.