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«Imperciocchè se vedessi la Vergine che mi ammiccasse per invitarmi a salire al Cielo, io volgerei lo sguardo, per contemplare unicamente il sorriso della tua bocca. Sorridimi, Concettella! «Ma se nel tuo sorriso si dovesse trovare un lampo di scherno o di compassione, torci il capo, Concettella, torci il capo, come io l'avrei fatto con la Madonna.

Torci le labbra? non mi hai fede? frugati giù nel cuore, sfacciato, e affermami sul viso, se l'osi, che non hai mai pensato alla colpa.» «Vi chiedo mercè, Cavaliere, ma io stimo che la miglior cosa pel nostro cuore sarebbe lasciarlo stare in pace.

CALANDRO. Vuo' tu, per veder se io so ben far, ch'i' provi un poco? FESSENIO. Ah! ah! Non sará male; ma guarda a farlo bene. CALANDRO. Tu 'l vedrai. Or guarda. Eccomi. FESSENIO. Torci la bocca. Piú ancora; torci bene; per l'altro verso; piú basso. Oh! oh! Or muori a posta tua. Oh! Bene. Che cosa è a far con savi! Chi aría mai imparato a morir bene come ha fatto questo valente omo?

PEDOFILO. Ascolta quel gentiluomo che dice. ERASTO. Amasia, mia carissima sposa, or è gionto quel tempo cosí desiato da voi, cioè di tôrci questa maschera dal volto e non aver a viver piú di nascosto. Ho raccontato a vostro padre tutto quello ch'è passato tra noi; non ci manca altro, solo che l'accertiate di bocca vostra.

Guai se tu le torci un sol capello, guai a te! Un riso stridulo e beffardo uscì dalle labbra contratte della greca. Vi schiaccerò tutti e due sotto i miei piedi! Taci, miserabile, taci! La greca camminò fino alla porta, poi volgendosi verso di lui colle mani tese: Abd-el-Kerim, diss'ella, cupamente. Trema!... Trema! CAPITOLO X. Le due rivali.

Oh fra tante miserie alfin beata, Se 'ntra le fiamme de la patria, vinta, Battuta, vilipesa, incatenata Come nemica era a morir sospinta: Fossi, misera me, foss'io non nata, Foss'io tra fasce ne la culla estinta, Se 'l pianto scherni onde ti lavo i piedi, E se del cielo a messaggier non credi, Ove torci la fronte? ove i sembianti? Il carissimo sguardo ove raggiri?

Ed è perciò appunto che ai nostri alcuni, almeno incauti, vorrebbono risuscitare il nome «guelfo». Grande inutilitá! essendo piú chiaro, piú esplicito, piú buono, piú facile ad accettarsi ed ampliarsi il nome di «parte nazionale» od «italiana» od «antistraniera». Grande imprudenza! tale essendo il tôrci carico de' peccati antichi di quella parte, che vedremo farne meno certamente che non i ghibellini, ma farne pur troppi ancora.

Búttati giú per questa strada, e come sei a quel cantone che ti in faccia, torci il collo a man dritta; e quando sbocchi in quei cessi e lordure, cala giú finché darai di petto in un uscio: poi rovescia gli occhi su, ché vedrai l'insegna della fistola: il vicolo si dice del Maltivegna, incontro la casa di Perotto Malanno. PELAMATTI. A te oh come starebbe bene questa casa!

L'aiutante di campo s'inchinò, uscì e chiamò dieci soldati, ai quali fece caricare le armi e inastare le daghe. Stava per dare il comando di marciare quando fu raggiunto dal greco Notis. Kebir, diss'egli, facendogli scivolare in una saccoccia una borsa ricolma di talleri. Guai a te se torci un capello all'almea. Non temere di nulla, Notis, rispose l'aiutante. Ti comprendo di volo.

Comandava: e, per vero dire, nessuna differenza metteva tra il ringhiare a un soggetto signore: Messere, mi obbedirete! e al suo cavallo: Torci a diritta. Sorrise alla sua spada: Se vuoi fodero, cercala alla pelle di un mio nemico. Acquetò gli scrupoli di suo fratello monaco: Pensateci: voglio la mia eterna salvazione: pregate o vi faccio baciare una medaglia arroventata.