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Mentr'egli col favor de l'orrida ombra Ne gli studi essecrabili s'avanza, Arimeo giunge, e di timor s'ingombra In su l'entrar de la terribil stanza; folto ciglio ambe le luci adombra Al mago, e così fosca ha la sembianza, E bieca la vista e venenosa Che sofferirla il messaggier non osa.

Corre il buon servo, ed al tiranno avante S'atterra; ei l'alza, e la sinistra pone Sul caro tergo; indi in real sembiante Incomincia con lui grave sermone: Sultana, come donna, e come amante, Ha de' sospetti suoi molta cagione, Ma perch'al suo voler pronto m'inchini Aggiunge segni, e messaggier divini.

Così dicendo se n'andò co' venti, E rivolando al ciel subito sparse, Ed io son quì; tu le minacce senti, Senti, che d'alto messaggier m'apparse: Or che farai? deh se gli strali ardenti Più stanti al fianco, e se l'incendio, ch'arse Per me tuo core, or più t'avvampa il petto, Al celeste voler non far disdetto.

cotali in su la divina basterna si levar cento, ad vocem tanti senis, ministri e messaggier di vita etterna. Tutti dicean: ‘Benedictus qui venis!’, e fior gittando e di sopra e dintorno, ‘Manibus, oh, date lilïa plenis!’. Io vidi gi

L'aer qua giù contra i furori inferni Tutto è ripien di messaggier celesti, E dal colmo del ciel fulmini eterni, Dianzi il vedemmo, a rimbombar son presti: O noi nati a soffrir tormenti e scherni! Ella nel così dir par che tempesti, d'atra spuma ambe le labbra asperge, E 'n furor novo il rio demon s'immerge.

Non sa che far de le seguaci schiere, Se 'n campo dimorar, se dipartire; In campo dimorar, certo è cadere; Partirsi, fia con morte anco fuggire; Se chi parlò, de le superne sfere Apparve messaggier, non può mentire; Ma come nel suo dir fian mentitori Tanti, che d'AMEDEO disser gli onori?

Sultana intanto, i cui pensier confonde De l'amato signor speme e paura, A Licasta diceva: omai ne l'onde Il sol trabocca, e tutto il ciel s'oscura, E pur de' messaggier nessun risponde Qual del mio caro Re sia la ventura: Tanto ha di forza quel latin guerriero, Che consumi l'assalto un giorno intiero?

Egli lo stuol de' suoi, che 'n mare estinto Scorse affondar ne la tempesta rea, Pianse dolente, e se medesmo; or vinto I nobili occhi in sul mattin chiudea; Quì fronte annosa, e lungo crin ritinto In molta neve il messaggier prendea, E di rigidi manti il busto involve; Lo scote, e sveglia, indi la lingua ei solve: XV

Udito il messaggier nulla altro aspetta Folco, sente quel parlare in vano: Ma de' gran duci suoi schiera diletta Seco s'aggiunge, il buon Velasco ispano, Il Baglione, il Brisacco; indi s'affretta Il rege invitto ad incontrar sul piano: Come fu da vicin, le guardie apriro La ferrea porta; e quei gran duci usciro.

Oh fra tante miserie alfin beata, Se 'ntra le fiamme de la patria, vinta, Battuta, vilipesa, incatenata Come nemica era a morir sospinta: Fossi, misera me, foss'io non nata, Foss'io tra fasce ne la culla estinta, Se 'l pianto scherni onde ti lavo i piedi, E se del cielo a messaggier non credi, Ove torci la fronte? ove i sembianti? Il carissimo sguardo ove raggiri?