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127 Questi ch'indizio fan del mio tormento, sospir non sono, i sospir sono tali. Quelli han triegua talora; io mai non sento che 'l petto mio men la sua pena esali. Amor che m'arde il cor, fa questo vento, mentre dibatte intorno al fuoco l'ali. Amor, con che miracolo lo fai, che 'n fuoco il tenghi, e nol consumi mai?

PARDO. Lo castigherò ben io. TRINCA. Gulone è come il canchero che, quanto meglio lo nudrite, piú incancherisce e infistolisce. PARDO. Che rimedio ci sará? TRINCA. Quello degli infranciosati: con una dieta di pane e di acqua per quaranta giorni, ché lo consumi la fame e la sete in fin all'ossa. Come se li manca la biava, andrá via. Però torniamo a noi.

Ti basti il gran martìr ch'io non ci veggio, senza ch'ognor la fame mi consumi: almen discaccia le fetide arpie, che non rapiscan le vivande mie.

Il plenilunio sta, Dame e Messeri, placido in sulle rive ai lenti fiumi: dormon le cacciatrici ed i levrieri, dolcemente nascosti dentro ai dumi delle selve discrete, ed ai severi studii il saggio, a vegliar fin che consumi la vigilante fiamma, a' gran' misteri dona la mente e il cuore: or van profumi dai calici socchiusi ed armonie vagan misteriose pei giardini.

Miraculosa gagliardia di quel muletto che porta cosí sconcio elefantaccio! CALANDRO. Fulvia! o Fulvia! FULVIA. Messer, che vuoi? CALANDRO. Fatti alla finestra. FULVIA. Che c'è? CALANDRO. Vuoi altro? Io vo insino in villa, ché Flaminio nostro non si consumi drieto alle cacce. FULVIA. Ben fai. Quando tornerai? CALANDRO. Forse stasera. Fatti con Dio. FULVIA. Va' in pace, col mal anno.

poi che con l'alta tua luce m'allumi e soavemente il cor m'accendi, ch'ardendo lieto vive e lo difendi, che forza di vil foco nol consumi. E con la lingua fai che 'l rozo ingegno, caldo dal caldo tuo, cerchi inalzarsi per cantar tue virtuti in mille parti; io spero ancor a l'et

Meravigliosa è stata, come taluno disse, la pazienza del contribuente italiano: ma si rischia di spingerla al limite estremo riversando sui consumi popolari il peso degli oneri nuovi che si annunziano per la finanza italiana, oneri che saranno non leggeri, comunque si voglia far fronte ad essi, o con prestiti o con imposte.

Nel giallo becco ei se le prese entrambe Trillando gajamente: Il colpo è bello!... L'uomo sensibil balzò sulle gambe, Stese la mano... e si mangiò l'uccello. Luglio 1876. Tu vuoi saper perchè la vita mia Colla gente volgare si consumi, E come io pensi un'ode all'osteria Fra gli sconci profumi;

¹ Moneta saracina di prezzo assai vile. «Io non vo' compagnia: se ti senti debole, perchè ti metti in pericolo? La vita deve nudrirsi col dolore: perchè vuoi sfuggire la tua parte, o perchè pretendi che un altro la consumi con te? Io penso a me. Qualora la tua salvezza dipendesse da un moto della mia mano, da un cenno dei miei occhi, non lo sperare: i tuoi tormenti faranno le mie gioie, perchè conoscerò che non sono maledetto solo. Non sai che il pianto della disperazione scende rugiada di conforto all'anima disperata? Or via, allontánati: se insisti a voler essere mio compagno, il mio pugnale mi far

¹ Un saggio suggestivo di questa concezione nuova del radicalismo sociale si ha nello scritto di MASSIMO FOVEL: Intorno a una democrazia radico-sociale. Rivista d'Italia, ottobre 1912. Politica dei consumi e finanza democratica