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Ahi lasso me dolente, e qual furore mi conduce ad oprar la rabbia e i denti, contro il benigno mio soave Iddio? Mercè Signor, dolce Signor perdona al soverchio martir che mi trasporta.

Ahi!.... Talora nel cranio, Indarno affaticato, Disperando, un terribile Dubbio m'è balenato! Pensai che forse esistono Idee vaghe e arcane Che invan le menti umane S'attentano a scolpir! Forse passò fra gli uomini Il sommo dei pöeti Fra la schiera dei mutoli E degli analfabeti.... E, forse, il suo silenzio Fu incompresa epopea, In cui sfuggì l'Idea Della Forma il martîr!

Lo star lontano, poi quando si riede, quanto più lungo fu, più riconforta. 4 Gli sdegni, le repulse, e finalmente tutti i martìr d'amor, tutte le pene, fan per lor rimembranza, che si sente con miglior gusto un piacer quando viene. Ma se l'infernal peste una egra mente avvien ch'infetti, ammorbi ed avelene; se ben segue poi festa ed allegrezza, non la cura l'amante e non l'apprezza.

E poi prendea fiducia, e proseguìa A lui tutti schiudendo i miei desiri: Lo supplicava per la madre mia Che sparso avea per me tanti sospiri! Pel dolce padre calde preci offrìa! Per tutti quegli amati onde i martìri M'eran del martìr mio più dolorosi, E ch'io tanto di me sapea bramosi! Del Moravo castello umil tempio, Quante grazie ti debbo soavi!

Non fu tolta alla colpa ogni pena Per giudizio ineffabil del Santo, Ma la coppa del duol fu ripiena Di quel Dio che coll'uomo patì. Da quel giorno s'inchina al mortale Ogni mente che inchinisi a Dio, Perch'entrambe con palpito eguale Condivisero gaudio e martìr. Da quel giorno gli spirti del cielo, Cui straniera fu sempre sventura, Santa invidia portaro all'anelo Che per Dio può con gioia morir.

TIGEL. Il tuo signor per anco tal non ti crede; e, ad innocente farti, non bastava il munir di velen pria Eucero, e tutte le tue conscie ancelle, , che ai martir non resistesser: gli hai tolti ai tormenti, ma a te stessa il mezzo di scolparti toglievi... OTTAV. Or, qual novella menzogna?... TIGEL. Omai vieta Neron, che fallo non ben provato a te si apponga.

S'un medesimo stral duo petti aprìo: s'arse due cor d'amor un foco santo: se nascendo 'l piacer morì cotanto martir, che l'uno e l'altro gi

rivolto a colei, ch'era suo sole, Cresce il martir de la giornata avversa; E l'altro al caro suon de le parole Rivi di pianto per lo sen rinversa; In tanto par, che di terror sen vole Anzi al fier braccio d'AMEDEO dispersa Ogni barbara insegna; ed ei calcando Va tronchi e morti, e non d

De le nostre battaglie ove trascorso Or sia lo stato vel vedete aperto; Rodi su quel momento ebbe soccorso Che lo sterminio ella attendea per certo; Ottoman combattendo a morte è corso; La plebe vinta, e del martir sofferto Isbigottita, s'avvalora in vano, più porgere a' ferri osa la mano.

43 Questa mia ingratitudine gli diede tanto martìr, ch'al fin dal dolor vinto, e dopo un lungo domandar mercede, infermo cadde, e ne rimase estinto. Per pena ch'al fallir mio si richiede, or gli occhi ho lacrimosi, e il viso tinto del negro fumo: e così avrò in eterno; che nulla redenzione è ne l'inferno.