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«Noi siam qui ninfe e nel ciel siamo stelle; pria che Beatrice discendesse al mondo, fummo ordinate a lei per sue ancelle. Merrenti a li occhi suoi; ma nel giocondo lume ch’è dentro aguzzeranno i tuoi le tre di l

SENECA Intatta, godi, è pur sempre la innocenza tua. Le tue tante virtú d'alcun lor raggio infiammato a virtude hanno i piú bassi servili cori. Infra martíri atroci, fra strazj orrendi, le tue ancelle a un grido, tutte negaro il tuo supposto fallo. OTTAV. Misera! ahi degna di miglior destino!... Ma ciò, che vale? A ricomprar mio sangue, havvi sangue che basti?

<<Noi siam qui ninfe e nel ciel siamo stelle: pria che Beatrice discendesse al mondo, fummo ordinate a lei per sue ancelle. Merrenti a li occhi suoi; ma nel giocondo lume ch'e` dentro aguzzeranno i tuoi le tre di la`, che miran piu` profondo>>. Cosi` cantando cominciaro; e poi al petto del grifon seco menarmi, ove Beatrice stava volta a noi.

«Al santo pensiero Che aprì quel ricetto, Ministre si fanno Con tenero affetto Più vergini umìli, Sacrate al Signor: Null'altro che amarti, Il sai, potev'io, Ma quelle söavi Ancelle di Dio Più dolce, più giusto Faranno il tuo cor. «Io, conscia che al figlio Non manca un'aïta, Trarrò senza pianto Mia povera vita, L'usato lavoro Stimando leggèr.

Sacontala, nel mirare Dushmanta, sente una segreta emozione che non le pare in accordo colla santitá del luogo. Intanto le ancelle entrano in discorso con lui, e con onesta preghiera gli dimandano chi egli sia.

Ben fu tra gli altri avventuroso il giorno, quando l'eterno e gran re de le stelle fece, per fare il fior de l'altre belle, di voi, Tullia divina, il mondo adorno. Le grazie tutte e le virtuti intorno vi fur quasi devote e fide ancelle, e 'l ciel lasciaro per seguitarvi quelle in questo nostro umil, basso soggiorno;

Ah! in questi miseri anni Europa invasa Dall'indica per l'aer corrente lue, Quanta per ogni loco alzar dee lode A te, Religion! Dove i più ardenti Soccorritori delle inferme turbe? Eran color che a beneficio spinti Venìan da fede! Eran le pie fanciulle Vincolate da voto a farsi ovunque Ancelle de' languenti! Eran dell'are Degni ministri! Erano illustri o scuri Concittadini che schernir solea La vigliacca empiet

Còlto dalla timidezza, l'amante s'arresta; poi si nasconde dietro alcuni frascati, e non cessa mai dal contemplare la cara donna, e n'ode tutti i discorsi. Sacontala è oppressa da un'angoscia segreta. Una febbre ardente par che le scorra per le vene. Meste le ancelle procacciano di prestarle ristoro. Dushmanta la rimira. Oimè! dice in disparte oimè! quale sará la cagione fatale della sua febbre?

Traendo buon augurio dai segni d'un sacrificio, egli delibera d'inviare la sposa allo sposo. Sacontala viene incoronata di fiori e sparsa di profumi. Le ninfe silvestri le hanno preparati gli ornamenti nuziali. Le ancelle apprestano le sontuose vesti a Sacontala; e, intanto che la stanno abbellendo, piangono la vicina partenza di lei, che piange in lor compagnia.

È bello vedere il Sole prorompere nella magnificenza dei suoi raggi dai patrii colli, e accendere con uno sguardo la vita per la terra e pel cielo; ed è pur bello, affacciati da una balza, mirarlo quando tramonta, e lascia dietro a se una nebbia dorata, come un monile che donava alla donna dei suoi pensieri il cavaliere in procinto di partire per terre lontane; o nuvole tinte in porpora, quasi mantello reale consegnato alle ore sue ancelle prima di andare a giacere, per ripigliarlo al suo svegliarsi domani.