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L'altra dubitazion che ti commove ha men velen, pero` che sua malizia non ti poria menar da me altrove. Parere ingiusta la nostra giustizia ne li occhi d'i mortali, e` argomento di fede e non d'eretica nequizia. Ma perche' puote vostro accorgimento ben penetrare a questa veritate, come disiri, ti faro` contento.

Sua feritade accorta prevalse poscia; e il rio velen piombava all'infelice giovinetto in seno. Vana fu l'arte della madre; e il fio tosto ella stessa ne pagava. Allora di sangue in sangue errar vieppiú feroce Neron vedemmo. Ottavia or sola resta, freno a tal mostro; Ottavia, idol di Roma, e di Neron terrore. Ottavia togli; fa, ch'ei di te sia possessor tranquillo, sazio tosto il vedrai.

Con men di resistenza si dibarba robusto cerro, o vero al nostral vento o vero a quel de la terra di Iarba, ch'io non levai al suo comando il mento; e quando per la barba il viso chiese, ben conobbi il velen de l'argomento. E come la mia faccia si distese, posarsi quelle prime creature da loro aspersion l'occhio comprese;

OTTAV. Entro mie vene serpe giá un fero tosco... NER. E donde?... POPPEA Or mio davvero, Neron, tu sei. NER. Donde il velen?... Tu menti. TIGEL. Creder nol dei; severa guardia... SENECA E puossi deluder guardia; e il fu la tua. Gli Dei scampo ai giusti non niegano. OTTAV. Mi uccide il tosco in breve; e tu il vedrai: pietoso ecco chi 'l diede; anzi, a dir ver, gliel tolsi.

OTTAV. A te rispondo io forse? Tu, Nerone, i miei detti ultimi ascolta. Credimi, or giungo al fatal punto, in cui cessa il timor, il simular piú giova, ov'io pur mai fatto l'avessi... Io moro: e non mi uccide Seneca:... tu solo, tu mi uccidi, o Neron: benché non dato da te, il velen che mi consuma, è tuo. Ma il veleno a delitto io non t'ascrivo.

Con men di resistenza si dibarba robusto cerro, o vero al nostral vento o vero a quel de la terra di Iarba, ch’io non levai al suo comando il mento; e quando per la barba il viso chiese, ben conobbi il velen de l’argomento. E come la mia faccia si distese, posarsi quelle prime creature da loro aspersïon l’occhio comprese;

L'Ippocrate l'avea molto osservata ne' sintomi e nel vano suo apparecchio, e finalmente in se stesso è d'avviso che un velen l'abbia spinta in paradiso. Consegna a' tribunali i suoi sospetti e della morta i secreti timori. Sparasi occultamente; ecco gli effetti d'un funesto velen negl'interiori. Non dimandar se adopran gl'intelletti i cancellier, magnifici signori.

L'altra dubitazion che ti commove ha men velen, pero` che sua malizia non ti poria menar da me altrove. Parere ingiusta la nostra giustizia ne li occhi d'i mortali, e` argomento di fede e non d'eretica nequizia. Ma perche' puote vostro accorgimento ben penetrare a questa veritate, come disiri, ti faro` contento.

Con men di resistenza si dibarba robusto cerro, o vero al nostral vento o vero a quel de la terra di Iarba, ch’io non levai al suo comando il mento; e quando per la barba il viso chiese, ben conobbi il velen de l’argomento. E come la mia faccia si distese, posarsi quelle prime creature da loro aspersïon l’occhio comprese;

Quel sottile velen che nel virgineo Cuore s'instilla e paradiso umore Ti sembra E poi micidïali e tetre Le miserie del mondo a te dischiude. Era la una della mattina, nel fatale 27 maggio del 60, e qualche cosa di fatale veramente pesava nell'atmosfera. Tu ne sentivi la soma e ne andavi irrequieto. Non era, come abbiam detto, l'alito appestato del Simoùn , giacchè venti non se ne sentivano.