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D'ogn'altro amore, o scelerato o santo, il desiato fin sperar potrei; saprei partir la rosa da le spine: solo il mio desiderio è senza fine! 35 Se pur volevi, Amor, darmi tormento che t'increscesse il mio felice stato, d'alcun martìr dovevi star contento, che fosse ancor negli altri amanti usato.

Provin, provino, oh Dio! de' nostri affanni Il gran martir nei proprj lor perigli, Ed al peso sentir de' nostri danni Dannati sian lor genitori, e figli; Ma te la gioventù de' fervidi anni, O speme del mio cor, non consigli, Che dietro un nome lusinghier di gloria, Di te stesso, e di noi perda memoria.

Or altra, ben altra accusa or ti s'aspetta; e il reo, non fra' martir, ma libero, e non chiesto, viene a mercé. OTTAV. Qual reo? Parla. TIGEL. Aniceto. SENECA D'Agrippina il carnefice! OTTAV. Che sento? TIGEL. Quei, che Neron d'alto periglio trasse: fido era allora al suo signor; tu, donna, traditor poscia il festi.

So ben che morte sola Può dar fine al martir, posa al cordoglio, Ma sol per piú morir, morir non voglio....

E quel fedel, che da vicino il sente, Dietro la voce, che 'l chiamò sen viene, E dove il rimirò languir dolente Porgea la man per medicar sue pene; Ma quei: s'ho nel mio mal saggia la mente, Nulla di viver più m'avanza spene, ne la piaga, e nel martir sofferto Scorgo segnal, che di morir fa certo.