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Aggiornato: 27 maggio 2025


E quel fedel, che da vicino il sente, Dietro la voce, che 'l chiamò sen viene, E dove il rimirò languir dolente Porgea la man per medicar sue pene; Ma quei: s'ho nel mio mal saggia la mente, Nulla di viver più m'avanza spene, ne la piaga, e nel martir sofferto Scorgo segnal, che di morir fa certo.

TIGEL. Eucero schiavo, a lei piacea; quindi ella con pace tanta il suo ripudio, il bando, tutto soffriva. Eucero a lei ristoro del perduto Nerone ampio porgea; compagno indivisibile, sollievo era all'esiglio suo;... che dico esiglio? Recesso ameno, la Campania molle nelle lor laide voluttá gli asconde.

E m'indicò le vie dov'ei solea Trar verso sera i solitarii passi, E il loco della chiesa ov'ei porgea Preci, me lunge, perchè a lui tornassi. Si ch'ogni giorno or qua or l

Le lagrime vegg'io che certo hai spanto Quando l'annuncio orribil ti giungea Che, tronco della vita a me ogn'incanto, Per anni ed anni in ceppi esser dovea: Il Cielo sa se in mia prigion t'ho pianto, E quai voti il cor mio per te porgea! Sempre io chiesi per te l'inclita luce Che di tutto consola, e a Dio conduce.

Di quì tra' Rodïan per lei feriti Fur mille cori, e mille petti accesi; Ma tutti ardendo rimanean scherniti E ne le fiamme lor ben vilipesi. Solo fur d'Erimanto i preghi uditi Benignamente, ed i sospiri intesi, Ed a gli occhi di lui porgea conforto Con dolcissimi sguardi, e non a torto.

Ah! non in tempio di gran pompa adorno Trarre allor mi fu dato al festin pio: Genitori e fratei piangeanmi intorno, E venne il Pan celeste al letto mio! E l'accolsi agognando inclita sorte Dopo la sovrastante ora di morte Ma l'offerta ch'io pronto a Dio porgea, Non fu accettata, e lunghi ancor vissi! Oh! chi può dir con qual d'amore idea Morte sperando al Salvator m'unissi?

Giunge il ribaldo al vescovil ricinto, Ed ascende al tempietto, ove il Pastore, Da' famigliari sacerdoti cinto, La preghiera seral porgea al Signore. Ivi d'oranti assai stuolo indistinto Pïamente con esso effondea il core: Palpita mal suo grado l'omicida, E ancor «Ti pentil'angiol suo gli grida. Ma soffocò tutti i rimorsi, e rise Dell'angiol suo e di Dio, come di larve.

La Furia allor da le tartaree grotte I figli tragge dell'eterna notte. Ma carco d'armi il natural riposo Schifa ne l'ombra taciturna, e bruna Ottoman fiero, e su quel pensoso A se davanti i sommi Duci aduna; Ivi con guardo turbido, focoso Da prima voce non esprime alcuna; Poi con sembianza tal, ch'a rimirarla Porgea spavento, apre la bocca, e parla.

Batti le piume tu, cui manifeste Son l'erbe ignote a gli intelletti umani, E suco ne trarrai che le funeste Percosse chiuda, onde il campion risani; Quei sen volava, e la sanguigna veste Pone a spogliar Misantropo le mani, Ed il sangue tergea de la ferita, E porgea dolce al cavaliero aita.

colmo Araspe di soverchio ardire Porgea consiglio e su la guancia sparto Egli avea fiamme; indi secondo a dire Con tranquillo parlar sorse Giassarte: Se di mortal guerriero orgogli ed ire, E di battaglie esperienza ed arte Ne chiudesse a vittoria oggi la strada, Io vorrei l'asta ed adoprar la spada.

Parola Del Giorno

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