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L'on. Sonnino sulle orme di altri osservatori locali e sulla base di dati statistici incompleti ed inesatti sin dal 1876 riconobbe che la propriet

Erano le parole della sua donna, nelle quali spera di rivivere. I giornali cittadini di tutti i partiti dissero le lodi del defunto: la famiglia gli eresse un sepolcro, dove a capo della cassa, pose le sue intime memorie e le lettere della sua donna. Oggi ne richiama lo spirito e lo raccomanda sommessamente all'avvenire. Incipit vita nova. Limbiate, 15 ottobre 1876.

Io me ne accorsi in quel nostro viaggio del 1876. Era la prima volta che si spiccava il volo dalla casa, e freschi entrambi di studi e di affetti, corremmo a contemplare le porte del paradiso, il campanile di Giotto, e poi San Marco e la laguna. Quali giorni nella mia vita e come sento che molta parte della vita di lui è rimasta come trasfusa in me!

Il Bonfadini nel 1876 constatò «la sopravvivenza, in molti paesi, di quelle lotte e di quegli odî di famiglia che funestarono la societ

Ed è appunto per questo che dobbiamo preferirli. Se han mangiato, debbon essere satolli; mentre questi altri che sono ancora a digiuno.... Perdio! non ci aveva pensato » E tutti due fecero opera prudente e patriottica, votando per l'antico deputato. Allorquando, nel 1876, andò al potere la sinistra, il nuovo Ministero si chiamò Governo di riparazione.

E se tu volgerai, dolcezza mia, Quasi ammaliata, le pupille al cielo Ov'abita il tuo Nume, io, soffocando Nel profondo del cor la gelosia, Afferrerò la balza del tuo velo Per tenerti qui in terra... o per morire, Se a quella reggia d'oro Poëta e donna, tu vorrai salire. Agosto 1876. IL D

Sulla strada maëstra pensieroso passava; Egli ascoltò gli amanti, i fior, gli uccelli E i rospi, e disse in cuore: I linguaggi quaggiù son tutti belli, E specialmente se parlan d'amore! Luglio 1876 Il cuore è un ventilabro e noi siam mietitori. Noi seminiam gli affetti a piene mani, Crediam nelle sementi che promettono i fiori, Crediamo nelle messi del domani.

Muoja chi non vuol vivere!... I piagnoni, Non morti, io li detesto!... Io sparirò pria che i capelli bianchi M'abbian cinta la fronte, ed ho poche ore, Ma vo' morir colla testa sui fianchi Ignudi d'una donna amata e bella, Ripetendo le libere canzoni Di mia mente rubella! Milano, dicembre 1876.

Ei da un ramo si dondola, Acrobata sospeso a un fil d'argento; Tenta alla meta giungere,... Ma sempre invano!... E, allora,aspetta il vento. Così il pöeta penzola, Pria di spingersi a voi, sulle illusioni; E tenta, e veglia, e spasima... Indi aspetta le sacre ispirazioni. Luglio 1876. In un bosco.

Nell’agosto del 1876 sopravvennero nuovi fenomeni che avevano anche una più grave apparenza di cause divine. L’inferma, quando si avvicinava il vespro, senza alcun sintomo iniziale di attacco convulsivo cadeva in uno stato di estasi con catalessia che si prolungava per una mezz’ora o poco più. Da quell’estasi ella sorgeva quasi con impeto; e in piedi, conservando sempre la medesima attitudine, cominciava a parlare, da prima lentamente, e quindi gradatamente accelerando, come sotto l’urgenza di un’ispirazione mistica. Il suo eloquio non era che un miscuglio tumultuario di parole, di frasi, di interi periodi gi