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Si rituffa nell'incosciente abbandono, soffocando le sue grida sotto le ondate pesanti del piacere. Poi un tremito convulso l'assale. Mi ricordo che questo tremito non cessava più. Mormorava e implorava: Ho freddo, freddo, tanto freddo, riscaldami, amore! Io la riprendo. Eccola beata, rapita, bambina. La sua anima alla deriva nuota come in una scia di bollore lunare.

Dalla via Gennaro Serra, un continuo rumore di carrozze si udiva: tutti uscivano dalle loro case, tutti se ne andavano per le strade, a respirar meglio, a guardare le stelle, a godere la notte napoletana bella, fresca nelle ore alte. Egli si fece di nuovo al balcone, soffocando: ritornò alla scrivania, si rimise a scrivere, ma non vi riuscì. E perchè avrebbe dunque scritto?

Fulvio si era buttato con le braccia e col capo sul parapetto, soffocando i singhiozzi. Ella aveva chinato la testa sul petto, come se pensasse profondamente. Una carrozza passò sulla via di Posillipo, al trotto, un suono di risa squillanti arrivò. Paola levò il capo. Non piangete, Fulvio. Non piango disse lui, disperatamente, Siate forte. Sono assai forte.

Omar, dopo aver girato rapidamente lo sguardo attorno e di aver esitato qualche istante si cacciò fra una doppia fila di tende, saltando via i soldati che sonnecchiavano per terra. Un minuto dopo si arrestava soffocando a gran pena un grido di furore. Davanti a lui, avvolto in un lungo taub, camminava un negro di statura colossale con un remington ad armacollo.

Oh! ella disse, come soffocando. Egli si alzò a met

Si abbracciarono di nuovo. Senza dir motto, Roberto avea trovato modo d'assicurare con quell'abbraccio il Cardella della sua discrezione. Il soprintendente uscì. Roberto si gettò sul suo lettuccio, soffocando il pianto nel rozzo origliere, che gli forniva l'amministrazione dell'ergastolo. Di a un'ora, Roberto si sovvenne che l'altro prigioniero lo aspettava.

E con chi? Non me lo avete ancor detto.... Con Sammartino. Un'altra volta! Una crisi di dolore la abbattè. Ella lacerava il fazzoletto, si infiggeva le unghie sulla testa, si torceva le mani, soffocando le grida che le salivano alle labbra. E non prevederlo, iersera!... Non prevederlo!... Disgraziata, la colpa è mia!...

La fanciulla impallidiva, un cerchio nero le si formava sotto gli occhi; si decise a non farsi veder più. Si chiuse ogni sera per otto giorni nella sua stanza, fremente d'impazienza, soffocando i suoi lamenti.... Una sera Lulù entrò nella camera: Vuoi farmi un favore? le disse. Che desideri? Ho bisogno di scrivere un bigliettino. Roberto è solo, fuori il terrazzo. Va a fargli compagnia tu.

Marco le strinse la mano, la guardò qualche istante; indi sortì dalla stanza, soffocando un sospiro. Gabriella volle accompagnarlo sino alla porta. Ah! esclamò: chi mi avrebbe detto, quando sono venuta ad aprirvi, che dopo tanto tempo vi ritroverei sempre lo stesso?...

Tal coraggio, impossibile ad una donna volgare in quell'istante, donna Livia lo trovò. Senza perdere un secondo, soffocando l'emozione immensa, che per tanti motivi sentivasi in cuore, si sciolse alquanto dal duca, e guardandolo con sicurezza: Ebbene? domandò.