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Ed io mi sentivo impallidire come il monaco dai freddi occhi d’argento, e come lui sentivo il bisogno di adergermi davanti a quel cerchio di disperazione, per estorcere dalle potenze oscure il miracolo folgorante, per gridare anch’io, con la sua stessa voce cupa ed inesorabile:

Versò la piena delle sue angoscie a’ piedi d’un santo monaco. Frate Alberto era santo perchè umile; la sua mente non era ricca d’ingegno, ma il suo cuore aveva tesori di piet

4 Astolfo, re de' Longobardi, quello a cui lasciò il fratel monaco il regno, fu ne la giovinezza sua bello, che mai poch'altri giunsero a quel segno. N'avria a fatica un tal fatto a penello Apelle, o Zeusi, o se v'è alcun più degno. Bello era, ed a ciascun così parea: ma di molto egli ancor più si tenea.

Questo S. Domenico fu un santo del secolo X, contemporaneo di S. Nilo e di S. Romualdo nato a Foligno nel 951, fu monaco benedettino a Montecassino sotto l'abate Aligero; fondò parecchi monasteri nella Sabina, e nel 1011 questo, aderendo alle preghiere del conte Pietro di Sora, di stirpe longobarda ed esistono tuttora i documenti di quella fondazione.

Ero sicuro, riprese volgendosi di nuovo al monaco, che la riflessione vi avrebbe giovato; che, grazie ad essa, avreste riconosciuto la giustezza delle mie osservazioni. Bene: potete contare sopra di me. «Ah! pensò il frate, ei crede che io abbia avuto paura

Il nome non mi era nuovo; mi sembrava averlo letto il giorno prima sulla fronte di una stazione solitaria fra colli e boschi, e fors'anche udito dai miei amici di Monaco. Uscii nella strada assai soddisfatto di questo primo raggio di luce. Pioveva ancora, nessuna finestra della casa Yves si era aperta. Pensai di ritornare all'albergo e di cercare Eichstätt nel mio Baedeker.

Il caso urgente, il modo cortese con cui fu accolta, il rispetto pel monaco, fecer risolver Maria a svelar subito a lui ogni cosa. Importava soprattutto di palesargli che il suo marito aveva da dar notizie di messer Cino, e far sapere alla famiglia de’ Vergiolesi com’egli era informato che le aveva scritto più volte.

Fra gravi e fortunose vicende non gli era rimasto degl’intimi e dei più fedeli, che un amico della sua giovinezza, quel monaco Buonaventura, che vedemmo gi

Eravi in Firenze un savio e buon frate pistoiese, il padre Bonaventura, che fino dall’ultime fazioni della terra natale, abborrendo da tanti eccidi, si era reso monaco eremitano nel convento di S. Spirito. I rettori di Firenze come seppero che costui era amico intimo di ser Lippo de’ Vergiolesi, molto si rallegrarono, non vedendo ambasciatore più adatto allo scopo.

Dopo essere stato lo squassatore di tutte le fiaccole, sarò il monaco delle più nere discipline. Il sole dei rossi desiderii tramonter