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Ma appena m'udiranno, usciran fuori con gli occhi tesi e con la scimitarra, gridando che lo stil non è moderno, e daran di gran colpi al mio quaderno.

<<O frate, issa vegg'io>>, diss'elli, <<il nodo che 'l Notaro e Guittone e me ritenne di qua dal dolce stil novo ch'i' odo! Io veggio ben come le vostre penne di retro al dittator sen vanno strette, che de le nostre certo non avvenne; e qual piu` a gradire oltre si mette, non vede piu` da l'uno a l'altro stilo>>; e, quasi contentato, si tacette.

Ma s’i’ veggio qui colui che fore trasse le nove rime, cominciando ‘Donne ch’avete intelletto d’amore’». E io a lui: «I’ mi son un che, quando Amor mi spira, noto, e a quel modo ch’e’ ditta dentro vo significando». «O frate, issa vegg’ io», diss’ elli, «il nodo che ’l Notaro e Guittone e me ritenne di qua dal dolce stil novo ch’i’ odo!

Nell'Amed magg. la st. 7 finisce così: E fan sonar di Dio le glorie sparte Con alto stil su le sacrate carte. Poi seguono le st. 8. 9. 10. e 11. e questa si chiude co' due versi seguenti: Ben che appellasse con più cupi orrori Notte a posarsi i miserabil cori.

Voi dunque di voi sola alzare il nome dovete, poi ch'a pregiato segno giunger non puote il più purgato inchiostro. Quindi vedrassi apertamente come non è di lode altri di voi più degno, stil che giunga al dolce cantar vostro. Di Latino Giovenale Vide gi

Dapoi che incominciai dolce amarte E scorgier l'occhio mio per lo tuo lume Mutai per compiacerte ogni costume La lingua, il cor, lo stil, l'inchiostro, e carte Et venni a piè dil monte ad adorarte Sperando o stai salir l'alto Cacume Ma il grave peso, & lo mortal volume Signor non mi lasso, l

Malgrado i pregi del suo stil vòlpigno, E il suo bel Lusignano e sua Zaìra, Detto sar

ogni basso pensier spento in noi giacque, e un dolce foco, e un bel disio celeste, quel primo ch'a noi gli occhi volgeste, ne le nostre alme alteramente nacque. Fortunate sorelle di Fetonte, ch'udir potranno a le lor ombre liete, i dotti accenti che vi ispira Euterpe! Potess'io pur con rime ornate e pronte com'è 'l disio, dir le virtù ch'avete! Ma troppo a terra il mio stil basso serpe.

L'usanza era esser scorretti e lascivi, d'uno stil goffo e gonfio d'arroganza, gergoni e ragguazzar morti co' vivi, e il far di tomi nel mondo abbondanza, e il predicar che gli antichi scrittori non si dovean piú aver per buoni autori.

50 Cantan fra i rami gli augelletti vaghi azzurri e bianchi e verdi e rossi e gialli. Murmuranti ruscelli e cheti laghi di limpidezza vincono i cristalli. Una dolce aura che ti par che vaghi a un modo sempre e dal suo stil non falli, facea l'aria tremolar d'intorno, che non potea noiar calor del giorno: 51 e quella ai fiori, ai pomi e alla verzura gli odor diversi depredando giva, e di tutti faceva una mistura che di soavit