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Aggiornato: 1 luglio 2025


Ne l'altro canto diferisco il resto; che tempo è omai, Signor, di finir questo. 1 Magnanimo Signore, ogni vostro atto ho sempre con ragion laudato e laudo: ben che col rozzo stil duro e mal atto gran parte de la gloria vi defraudo. Ma più de l'altre una virtù m'ha tratto, a cui col core e con la lingua applaudo; che s'ognun truova in voi ben grata udienza, non vi truova però facil credenza.

qualora a voi fo col pensier ritorno e ritrovo sentenze profonde in leggiadro stil, mi confonde novello orror, ch'in me più non soggiorno. Vostra Musa di me cantando canta d'uno sterpo silvestro, a cui nemica stata è natura e 'l ciel, e io no 'l celo. Ben è la vostra fortunata pianta, che lieto il Re de' fiumi la nutrica, e la rinforza il gran Signor di Delo. Dello stesso

Ben sono in me d'ogni virtute accese le voglie tutte, e gli spirti alto intenti; ma 'l poter e l'oprar freddi e spenti, ch'io mi veggo aver l'ore indarno spese. Onde non lodi no, ma gravi offese mi son le rime vostre, e però tenti vostr'alto stil, fra tante e eccellenti, mille di lui cantar più degne imprese.

Ma s’i’ veggio qui colui che fore trasse le nove rime, cominciando ‘Donne ch’avete intelletto d’amore’». E io a lui: «I’ mi son un che, quando Amor mi spira, noto, e a quel modo ch’e’ ditta dentro vo significando». «O frate, issa vegg’ io», diss’ elli, «il nodo che ’l Notaro e Guittone e me ritenne di qua dal dolce stil novo ch’i’ odo!

Il tuo stil, ne convengo, è assai purgato; Pure, ogni volta che i tuoi libri ho letti, Per non cader malato, Purgarmi anch'io dovetti. I giornalisti all'

Sino a quel giorno avea detto ribaldo Marco a Matteo che s'eran traditori: ma come vidon non istar piú saldo chi sa distinguer ben dal sterco i fiori, furono amici allor Marco e Matteo, e i partigian cantarono il Tedeo. Scrivea Marco in que' tempi la gazzetta: il pubblico avvertí dell'alleanza con uno stil da corno e da trombetta, come se il caso fosse d'importanza.

<<O frate, issa vegg'io>>, diss'elli, <<il nodo che 'l Notaro e Guittone e me ritenne di qua dal dolce stil novo ch'i' odo! Io veggio ben come le vostre penne di retro al dittator sen vanno strette, che de le nostre certo non avvenne; e qual piu` a gradire oltre si mette, non vede piu` da l'uno a l'altro stilo>>; e, quasi contentato, si tacette.

Se io avessi pensato, che care Fossin le voci dei sospir miei in rima, Fatte io le avrei dal sospirar mio prima In numero più spesse, in stil più rare.

So che in picciol drappello siete state, che lo stil mio non è pel secol nostro, ma un rancidume italian che offese, non essendo condito col francese. Soccorri, o Febo, i sezzi versi miei. O Febo, o Febo, non sei giá piú il sole. Ciechi siam tutti, e ben esser vorrei scrittor, piú che di cose, di parole.

E imparano da quella uno stil grosso, o veramente uno stil da bombarda, metaforacce e qualche paradosso, o versi goffi e frasi alla lombarda. E dalle Madri tradite dir posso ch'apprendano i fanciul, se ben si guarda, a maledire i morti e i testamenti, a beffeggiar le madri ed i parenti.

Parola Del Giorno

garzone

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