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Forte Vento africano non servo, ma innamorato dell'Italia. E' stanco di due lunghi viaggi nel deserto, ma una tromba bersaglieresca l'ha svegliato questa mattina. Sa, il Simun, che negli orti ombrosi e nei prati di orzo erba medica e lattuga, che egli ha sempre rispettato, dormono dei profumi biondi, pepati e zuccherini che l'Europa non ha.

Due ore dopo vi entriamo con venti autocarri rigurgitanti di arditi fez neri. Impetuoso scamiciamento, fucili branditi da braccia pazze, bocche squarciate dal canto, lazzi feroci di gioia barbarica nel polverone incandescente, fiocchi neri al vento, bandiere nere che spazzano gli alberi sotto il sole che pomposamente si spacca in cannonate arroventando l'aria. Beviamo nella corsa un simun africano saporito di allegria infantile. La polvere calda sulle labbra è lo zucchero della vittoria. Rimbalzano in aria i cuori nostri gareggiando in splendore, furore e rotondit

Sa il Simun che le ombrie sui pozzi orlati d'asinelli, hanno dei tiepidi profumi vanigliati che l'Europa non ha. Si scuote, e d'un balzo in piedi, vibrante burbero benefico invita piante erbe tronchi e fogliami, a spremersi d'ogni essenza. Tutta l'oasi è in tumulto. I cammelli rallentano il loro ruminare e il loro gorgogliare catarroso di grondaia, sussultano, tremano.

Dalle cime native il ghiaccio chiede Borea e lo muta in grandine funesta; Libeccio intanto del Tifone appresta L'arma a Scirocco che terribil riede. «Pel Simun, rugge, per le arene e il fuoco «Del genitor deserto, il giuro al cielo, «In fra le nevi porterò lo sgelo «E di Borea il mugghiar farassi fioco.

Il Simun colmò la valle di profumi e volò via. Le acque del Fella si offuscarono un attimo, poi rischiarandosi come lunghe vasche tranquille cullarono di nuovo le stelle.

Dagli addomi schiacciati schizza lo strano burro rosso-bruno. Ride, ride, il Simun, nella carneficina poichè sa la potenza quasi indistruttibile di questo profumo divino. Un granello solo baster

Vorrei proseguire, ma non posso, tanto la massa irruente di quelle forze guerresche mi s'avventa con prepotenza sul viso, preme su di noi come un Simun di gioia selvaggia. Gridano capriolando davanti ai bersaglieri i monelli in delirio. Le porte delle case, le finestre, i balconi spremono grappoli di donne e bambini scroscianti applausi, fiori sui cani abbaianti. Zaz

Via a galoppo, su, su, a 70 Km. all'ora, saltando a piè pari la schiena dell'Appennino, aromatizzandosi i piedi pattinatori sulle pinete resinose, s'avventano sopra il Veneto e piombano nella valle della Fella. Ma l'Italia è vasta e tutti i vegetali d'ogni provincia vicina e lontana debbono dare il loro contributo. Nell'oasi di Tripoli sonnolenta si alza con fatica un Simun assopito.

Questo, questo ci vuole, pensa il Simun, perchè la prima notte dei vincitori Italiani in Carnia sia simile alle notti di Allah! Subito vuota alcuni otri di profumi mediocri e con fiati lunghi accarezzando per un'ora trecento mila arbusti di mirra balsamica accumula e costringe in mille trecce strette le ondulanti capigliature del profumo assolvente. Il Simun non è sazio ancora.

Il cammelliere dritto alzando le braccia implora pace dal Vento che giocondamente gonfia il suo barracano come una vela, e in testa il burnus come il fiocco sul bompresso. Ma il Simun non è contento di questi casti profumi rapiti alla capigliatura dell'oasi. Non è forse l'imperatore assoluto dell'Africa?