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SCI. È vero, è vero: Perdona, errai, gran genitor: ma colpa Delle attonite ciglia È il mio tardo veder, non della mente Che l'immagine tua sempre ha presente. Ah sei tu! Gi

O amor, possente spiro, Dolce alimento al cor, Recasti dell'empiro Sovra la terra i fior. Per te del padre mio Sacro è il ricordo ognor; Ben può sfidar l'oblío Di figlia il casto amor. Nel virginal mio petto Non vo' diverso amor: Mi basta il puro affetto, Quello del genitor. Ma se d'un altro fuoco Arder potesse il cor, Può sol trovarvi loco Di patria il santo amor.

Dal genitor nobile arte apprese, Anima inespugnabile, superba, Ch'oltra sedeci lustri in armi spese L'etate ad onta de le rughe acerba; E l'asta vibrò, l'arco tese, Che suo nome per l'Asia anco si serba; Druso appellossi; or di lui fier non manco Ebreno appar, benchè rugoso, e bianco.

Soleasi a' lontani, Che barbari a ragion forse son detti, Ed in cui pur gli umani Portavan reverenza a' begli affetti, Soleasi da' congiunti Pianto sacrar, solenne a' lor defunti! Mutò la degna usanza, E quando un genitor serrato ha il ciglio, Più intorno non gli avanza la consorte, un diletto figlio: Decenza impone a questi Sgombrar lochi per morte oggi funesti.

E mia speranza addoppiasi pensando Che alla tua madre fosti figlio amante: Quella vedova pia vivea pregando Che tu riedessi alle dottrine sante: Di buoni genitor sacro è il dimando, E sul cuor dell'Eterno è trionfante, da parenti assunti in Paradiso Figlio che amolli, no, non fia diviso.

Nove anni a pena in ciel Febo rivolse, Ch'andò la genitrice a l'ore estreme; Quinci di Creta il genitor si tolse, Perch'ebbe in Cipro d'avanzarsi speme: Dunque su legno, che primier disciolse Fidò se stesso, e noi suoi figli insieme, E non grande tesor: solcammo i mari, E fummo colti da' ladron corsari.

SCI. Giacchè al voler de' Fati L'opporsi è vano, ubbidirò. COS. Scipione, Or di scegliere è tempo. FOR. Istrutto or sei; Puoi giudicar fra noi. SCI. Publio, si vuole Ch'una di queste Dee... PUB. Tutto m'è noto: Eleggi a voglia tua. SCI. Deh mi consiglia, Gran genitor. EMI. Ti usurperebbe, o figlio, La gloria della scelta il mio consiglio.

Com'ella tacque; e che la madre udiro Mesta parlar su la stagion fiera, Le vergini il bel volto impallidiro, Qual vaga rosa che sfiorisce a sera; Timide poi co' genitor sen giro In verso il tempio a rinnovar preghiera, pigro Telamon con fier sembiante Ove le trombe udia mosse le piante.

Sposata io fei giocondo il cor paterno Per un figliol d'ogni bellezza adorno: Ma, lasciandolo infante, al ciel superno L'alma del genitor fece ritorno. Pur da me non per tanto ebbe governo Tal che fregi d'onor si vide intorno; E d'ogni alma virtute apprese l'arte; Benchè più forte egli donossi a Marte.

Uop'è che i genitor la prole estime, Perchè non da piaceri o sete d'oro O bassa invidia spinti unqua li miri, Ma da pii, generosi, alti desiri. Gemer che val che nostra et