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Guarda sopra la collina quei bei draghi e serpenti grandi d'oro che vi si posano: le nuvole. Vedi come si rompono, come si snodano; dileguano, impallidiscono! E vedi tutti quei cipressi neri come una processione? Oh, ma quelli non li guardare! Oh, la luna! fece la mimma che aveva scoperto anche la luna, una falce pallida, pallida di luna nel cielo d'oriente. Gi

Finalmente riescono sopra un piccolo sentiero che percorrono in tutta la sua lunghezza. Camminano sempre verso il centro del giardino il quale sembra molto ampio. Il sentiero mette in un prato cinto da folte quercie in cui Gervaso e Nicodemo trovano il conte Sampieri ed uno sconosciuto davanti ad un tavolo su cui posano due pistole a doppio tiro. La guida scompare.

Côlti all'impensata, impauriti dalla tempesta dei nostri cavalli e dal tuono imperioso della nostra intimazione, quei soldati posano le armi a terra. Ma comparsa sul ponte nell'istesso momento una testa di colonna, gli arresi ripigliano il fucile. Avevamo questi di fianco, quella di faccia. Che fare? O perire fuggendo, o perire assaltando. Eravamo sei. Ciò dico ora; allora mancava il tempo da ponderare le probabilit

³⁰¹ Provviste del Senato, a. 1779-80, p. 462. Aveva un bel dire il Santacolomba che gli uomini son tutti uguali, «e manderebbe lo stesso odore d’arrosto messa sul fuoco la carne d’un alto o di un basso personaggio». Egli stesso, nelle cui vene circolava sangue non volgare, doveva poi convenire che «la civil polizia ha i suoi scalini gerarchici: non tutti sovra tutti posano i piedi: chi si trova più in alto, chi sta più basso.

Aguilan era di forme atletiche e perfetto cavaliere, non di quei ridicoli cavalieri, di cui son sempre piene le quarte colonne del giornali ufficiali, e che non si sa perchè diavolo sieno stati creati cavalieri, ma cavaliere nel vero senso della parola, cioè di coloro che quando inforcano un cavallo, v'innamorano per la leggiadria ed il garbo con cui si lanciano e si posano in sella.

Dividono i servi, dividon gli armenti, Si posano insieme su i campi cruenti D'un volgo disperso che nome non ha. Era un canto di dolore, che dovea seguire naturalmente a quello tutto fiducioso che, nel marzo 1821, il Manzoni stesso avea composto, quando i congiurati lombardi aspettavano con ansia le novelle che l'esercito rivoluzionario piemontese avea passato il Ticino.

A questa voce l’infiammato giro si quïetò con esso il dolce mischio che si facea nel suon del trino spiro, come, per cessar fatica o rischio, li remi, pria ne l’acqua ripercossi, tutti si posano al sonar d’un fischio. Ahi quanto ne la mente mi commossi, quando mi volsi per veder Beatrice, per non poter veder, benché io fossi presso di lei, e nel mondo felice! Paradiso · Canto XXVI

Poi posano le tazze, lui prende quell'occasione per alzarsi, per accostarsi a lei, le va dietro pian piano, si appoggia alla spalliera della poltrona, e col capo sul capo di lei, colle labbra che le sfiorano l'orecchio, coll'alito ardente che le brucia il collo le dice: « Lo sapete, Maria lo sapete, Bianca lo sapete, Teresa, che vi voglio bene

Il sole stanco di conferenze e proiezioni sulla lavagna del cielo abbandona la sala della grande esposizione. Occhiata d'oro vermiglio, fronte e calvizie di fuoco sereno! Somiglia alla tua! mi grida un compagno, nuotando. Sulla calvizie del sole si posano con ali febbrili di farfalle, due idrovolanti.

Filemone di Soli e Menandro posano da modelli; Nevio, Plauto, Terenzio per non citare che i migliori sono i copisti. Nevio è il più originale, Plauto ha maggior vena, Terenzio miglior sentimento nella forma. Dopo di loro la commedia decade ancora: il sentimento nazionale, il costume politico, il carattere romano, l'epoca storica la consentivano.