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Che volete, rispose Gervaso, il destino ha le sue leggi e non si possono infrangere. E questo duello dovr

Lasciamo che l'acqua corri secondo la china, ci guadagneremo entrambi, forse più voi perchè avrete sempre in me un amico fedele pronto anche a qualche sagrificio per la vostra cara amicizia. Sono promesse che non mi lusingano, rispose Gervaso e neppure m'intimoriscono le vostre minaccie.

Gervaso era caduto in profonde riflessioni. Pure, continuò il sedicente conte, giacchè il caso ci ha fatti incontrare, signor.... Alberto Sampieri, noi non possiamo che vivere o in un amichevole accordo, ed a questo non sembrate molto disposto, oppure a quattr'occhi, senza scandalo, dirci: uno di noi è di troppo, bisogna che il caso ancora, pensi a far scomparire per sempre il superfluo.

Rispondete! insistè Gervaso senza scomporsi. Voi siete qui nelle mie mani, badate! le vostre parole vi possono costare la vita. Ed una truce espressione di sdegno si posò per un istante sui lineamenti del conte.

Voi siete nobile e ricco, interruppe Gervaso commosso, ecco l'unico ostacolo che si frappone al vostro amore; disgraziatamente ella non vi è pari in nascimento. E che m'importa? Non è ricca. Lo sono io. Badate! Voi la conoscete adunque, oh parlate!... Eppoi? Eppoi vi giuro che chiunque ella sia diverr

Fate pure, riprese Gervaso, ma domani voi sarete smascherato e Milano avr

In questo punto Nicodemo mandò un grido di gioja. Ah ci sono, ci sono, proruppe il buon uomo saltellando come un fanciullo attorno a Gervaso. Ma se lo dico io, ho una memoria che fa concorrenza a quella d'un creditore! L'attenzione di tutti si fermò su Nicodemo.

I padrini e Gervaso udirono la confessione del sedicente conte. Nicodemo parve il più meravigliato di tutti; con una mano premevasi la fronte quasi per costringere la memoria a sovvenirgli un fatto del quale non gli restava che una vaga rimembranza. È strano, ripeteva ad ogni istante, quei particolari io li conosco.

Troppo tardi! prorompe il giovine colle lagrime agli occhi; oh, è orribile! Lo sguardo di Flavio si ferma su Gervaso; le lagrime in allora gli si inaridiscono sulle ciglia, un'espressione di dolorosa sorpresa gli si diffonde sul volto. Tende il dito verso Gervaso ed esclama con voce straziante: Voi! Voi che assassinaste mio padre! Ed io vi amava!

Io non sono.... io non sono che... un semplice maestro di disegno.... balbettò Flavio con imbarazzo. Gervaso lo fissò con uno sguardo lungo, penetrante, scrutatore; il giovane arrossì. Voi mentite, gridò il vecchio, e la menzogna vi tradisce. Vi prego.... Mentite, ho detto, ed io non partirò di qui se prima non ho saputo da voi la verit