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Una domenica dell'aprile 1821, io passeggiava, giovanetto, con mia madre e un vecchio amico della famiglia, Andrea Gambini, in Genova, nella Strada Nuova. L'insurrezione Piemontese era in quei giorni stata soffocata dal tradimento, dalla fiacchezza dei Capi e dall'Austria. Gli insorti s'affollavano, cercando salute al mare, in Genova, poveri di mezzi, erranti in cerca d'ajuto per recarsi nella Spagna dove la Rivoluzione era tuttavia trionfante. I più erano confinati in Sampierdarena aspettandovi la possibilit

Dal tratto che corre fra il 1821 e il 1847 io non rimoverò la tenda, che lo cuopre: la è pesa di sangue grommato, vo' bruttarmene le mani, almanco senza profitto; e poi la reverenza regia mi preme come avrebbe importare altrui; non siamo tutti re? D'altronde ne vanno piene le storie dei tempi. Parliamo del 1847, che lo colse mentre, con altri nati in Arcadia si godeva ministro il buon Solaro; ora questi nel suo celebre Memorandum stampato proprio a Torino nel 1851 ci afferma essere stato il suo adorabile padrone tenace profondamente della regia potest

La cospirazione, comunicatasi a tutta Italia, perseguitata, insanguinata, restò malgrado tutto in permanenza. Ecco ciò che ho scritto altrove¹: ¹ Histoire Diplomatique des Conclaves, Vol. IV, pag. 430. «Dopo la larga ecatombe del 1821, la forca restò in permanenza. Ho sotto gli occhi i registri della polizia napoletana. Ne riassumo qualche pagina.

È un'idea mia, nata da un pezzo, fortificata da una visita al Museo nazionale di Napoli, diventata certezza davanti a quel frammento di base, o, per dire più esattamente, al disegno che ne ha fatto nel 1821 il signor Debay.

Le illusioni fondate su Carlo Alberto sfumavano rapidamente davanti a' primi suoi atti. E' non aveva neppure decretato il richiamo degli esuli che avevano giurato con lui, molti de' quali erano stati trascinati nella congiura del 1821 dal solo suo nome e parecchi gli erano stati ajutanti, compagni, amici. Ripensai, interrogai prima di decidere. Carlo Bianco, col quale io viveva allora in Marsiglia, mi comunicò l'esistenza d'una societ

Tutto il 1821 trascorse nella caccia accanita degli inquisitori in cerca di congiurati, e nella somma destrezza dei capi della setta per sottrarre nuove vittime alla vendetta degli usurpatori, e alla insidiosa procedura di giudici arrabbiati per non poter cogliere nei loro tranelli che un numero assai limitato di Carbonari.

La rivoluzione piemontese doveva scoppiare nei primi mesi del 1821, d’accordo coi Napoletani e i Lombardi. Esauriti gli argomenti da trattarsi i congiurati fissavano la notte pel successivo ritrovo, poi uscivano dal nascondiglio alla spicciolata.

Sire! per quanto v'è di più sacro, fate senno di quelle parole. Volete voi morir tutto e vilmente? La fama ha narrato che nel 1821 uno schiavo tedesco insultò al principe Carlo Alberto fuggiasco, salutandolo re d'Italia. Quell'onta, Sire, vuol sangue. Spargetelo in nome di Dio, e lo scherno amaro ripiombi sulla testa de' nostri oppressori. Prendete quella corona: essa è vostra, purchè vogliate.

Esiliato nel 1821 dall'Austria, passò una parte della sua vita a Parigi, ove consolò tutti gl'infortunii degli emigrati. Ora egli spende le sue ricchezze in beneficenze. L'è in casa sua che fu raccolto e morì il nostro Tirteo nazionale Berchet. Il marchese Arconati Visconti è cattolico, ma non oltramontano io sarei per dire che egli è piuttosto cristiano.

Travolto, fin dai primi anni nelle fortunose vicende del 1821 aveva visto il padre, antico e venerando patriota morire in una delle terribili fortezze dell'Austria ed egli stesso aveva dovuto al nome di quella vittima illustre di poter sfuggire quasi miracolosamente alle prigioni di Mantova da cui, a istruttoria finita era destinato per seguir la sorte paterna, allo Spielberg.