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Quando io volsi cacciare i polli, ella se n'andò in camera e da un buco stava a vedere quel che noi facevamo. Io, che me ne accorsi, feci vista di non l'aver veduta e d'averti voluto ingannare; tanto ch'io gli mostrai que' paternostri. Ella me gli tolse e, credendo che io t'avessi giontato, se ne rise e se gli messe al braccio.

Conversione? con ciò dire mi dimostri ch'io sono stato un uomo mal conosciuto; ma che credi? che ai tempi in cui biasciava i paternostri e teneva il collo torto e fuggiva le donne, io lo facessi davvero? eh! caro amico, stupisco come tu lo abbi creduto, un uomo della tua fatta.... Era tutta tutta polvere negli occhi, e lo faceva per ingannare i babbei e, come suol dirsi, tirare l'acqua al mio mulino.

PASQUELLA. Non l'ho io testé lasciata in camara, in ginocchioni, che infilzavano i paternostri? GHERARDO. Forse è tornata prima di me. PASQUELLA. Dico che non s'è partita, ch'io sappi. La camara è pur stata serrata. GHERARDO. Dov'è la chiave? PASQUELLA. Eccola. GHERARDO. Dammela: ché, se non v'è, ti vo' rompere l'ossa. PASQUELLA. E, se la v'è, daretemene una camiscia? GHERARDO. Son contento.

Non c'era che una camera, ma questa abbastanza capace. Tutto intorno fiaschi e stoviglie, una rozza panca ed una rozza tavola, dinotavano che Anselmo Campora non si raccoglieva in quel suo romitaggio per recitar paternostri.

PASQUELLA. Sai? Vedrò stasera se ci sará ordine. Tu passa dinanzi a casa e io ti dirò se potrai venire o no. Or dammi la corona. Oh! Gli è bella! GIGLIO. Orsú! Io starò avertido allas vintiquattr'oras. PASQUELLA. Or , eh! ma dammi i paternostri. GIGLIO. Io los portarò con me quando verrò agliá, que les quiero primiero far un poghetto profumar. PASQUELLA. Non mi curo di tante cose.

Ero fermo con Madlen davanti alla vetrina d’un mercante di paternostri, sul Boulevard de la Grotte, quando mi sentii battere con vivacit

E inver sono infiniti i cristian vostri che voi chiamate «turchi rinegati». Fioccano a torme sempre a' templi nostri, non senza alcuni preti e alcuni frati. Forse annoiati son de' paternostri, o poveri o viziosi o disperati; ma forse anche i scrittor mal cauti fanno cotesti disertor con vostro danno. Marfisa nelle spalle si rannicchia, perocché quel discorso ha del preciso.

Chi rifugge l'uscire a caccia, vada in malora a snocciolar paternostri. A tuo dispetto, bacchettone scimunito, a tuo dispetto voglio cavarmi la mia brama. E via via via, fuor d'un campo, dentro un altro, su pel poggio, giú per la china, sempre sempre gli venivano cavalcando stretti a' fianchi il cavaliero a destra e il cavaliero a sinistra.

Chi è la signora Tonna? dimandò il giovinotto, dopo una breve sosta. È la vostra padrona, forse? O che, le pare? È la donna di casa, la governante, e che so io; vecchia zitellona che biascia paternostri, legge le Vite dei Santi e mangia biscottini. Laurenti respirò con tanto di polmoni, come dovrebbe respirare Encelado, se gli levassero l'Etna dallo stomaco.

Voi avete una poca discrezione, perdonatemi. Chi voi sète? Oh! Par che voi vogliate spezzar questa porta. GIGLIO. Voto á Dios e a santa Letania che anco la brusciarò, se non mi rendide mio rosario. PASQUELLA. Cercatevene pure altrove; ché in su l'orto non ce ne abbiam, de' rosai. GIGLIO. Non dico se non mis paternostros. PASQUELLA. Che n'ho io a fare, se voi non dite se non i vostri paternostri?