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Ma ad ogni nuovo nome scritto, il taccuino ricadeva penzoloni dalla sua catenella, e la marchesa Ginevra non si muoveva ancora dal primo salotto, accanto alla sala d'ingresso, dov'ella stava a ricevere i suoi invitati, da vera padrona di casa che sa il debito suo.

Ed anco è bella, e se non fosse forte Padrona pur sarebbe della sorte, E senza scettro ella potrìa guidare La moltitudin cui dal monte al mare Abbaglia il ritmo di sue forme e il truce Occhio languente dall'arcana luce. Ella non teme alcun rivale e sfida Che il più grande l'offenda o la derida, E non paventa alcun Iddio e china Non si prostra ad alcun, poichè è divina.

«Ah! signorinarispose la vecchia, «come mi avrebbe colpito in questo modo, se non fosse l'effigie della mia padrona! O cielosoggiunse quindi riprendendo la miniatura, «ecco i suoi begli occhi azzurri, e quello sguardo così affabile e lusinghiero! Ecco la sua espressione, quando aveva pianto sola per qualche tempo!

Ponete mente, padrona; diceva egli; avete baciate due guance, su cui oggi appunto si sono posate le labbra della vostra regina. Signore Iddio! è vero questo? Come è vero che qui c'è un castigliano per lo scotto. Vi rifaccio il resto, signor conte. No, cara; anzi, eccone qui un altro, per fargli compagnia. I castigliani si annoiano, da soli.

ALTILIA. A tanto amore non so come rispondere; non posso altro, in ricompensa, che donar me stessa a voi: e voi amando me, non amate me, ma una cosa vostra; io son piú padrona di me stessa, ma sono una guardiana delle cose vostre.

Ad un tratto, parve ricordarsi di qualche cosa. Il pensiero doveva tornargli molesto oltremodo, poichè egli si cacciò a furia le mani nei capegli e mise un urlo disperato. Maledizione! Sai tu che fai ora? gridò, avventandosi all'uscio e scuotendolo vigorosamente. Salvo la mia padrona! rispose la Gilda, notando l'inutile sforzo di lui.

Ella nascose il volto fra le mani, si rovesciò all'indietro e pianse. Omar, che non riusciva a frenare egli pure le lagrime, la risollevò. Padrona, non disperarti così, non piangere. Tutto non è terminato ancora, diss'egli. Lo ritroveremo, te lo giuro, e più presto di quello che tu credi. Perchè illudermi, Omar? Non spero più; tutto è irremissibilmente perduto, tutto! tutto!

NEPITA. Padrona, di grazia, ascoltate, ché certo sará altro di quel che pensate. SANTINA. Ragiona presto, finiamola: ti vo' dar questa sodisfazione prima che facci la festa di fatti tuoi. GERASTO. Sappi per certo, moglie mia cara, ch'io son stato innamorato di Fioretta, e per dirtelo chiaro, arei pagato la robba, i figli e la vita, per godermi una volta lei,...

Ah, mio caro, gli disse, tutta ancora in lagrime, con accento di vivo dolore, non avrei mai creduto che ad abbandonare la signora Matilde avrei provato tanta pena. Che buona padrona! Che creatura angelica, è quella! Si merita davvero che il Signore le dia del bene. Pensiamo al nostro bene di noi, e lasciamo stare gli altri, rispose Battista con impaziente malavoglia. Sei tu pronta? .

La sera dopo, il Vharè si vide chiudere sul naso la porta del palcoscenico; ma non si turbò: fece subito chiamare l'Assunta perchè avvertisse la padrona, e Andreina, in tale circostanza, si mostrò la figlia... di sua madre. Non si degnò nemmeno di venire a patti coi signori della Direzione, i quali si erano chiusi nel loro palchetto riservato, aspettando la fine della burrasca.