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Non era più l'asilo del riposo il letticciuolo suo innocente; chè rifuggiva il sonno dalle sue pupille, e se talora coll'ali lievemente le blandiva, funeste immagini le si appresentavano in cui erano sempre confusi quella festa, quel velo e quel giovanetto. Non più correva gaja ad incontrare i reduci genitori, non più rallegrava il sereno loro albergo col suo festevole umore. Erano dimentichi i suoi polli e le altre cure predilette: invano l'agnelletta, gi

Garibaldi, ideologo talvolta per diletto, ma pratico sempre per istinto e per perizia dei casi del mondo, comprese che nel pallore di quei visi l'appetito c'entrava per qualche cosa, e che, se i conforti dello spirito furono necessari, un paio di polli arrosto e una bottiglia di Marsala non sarebbero stati inutili.

DON FLAMINIO. Cosí vo' fare. PANIMBOLO. Ma ecco la peste de' polli, la destruzione de' galli d'India e la ruina de' maccheroni! LECCARDO parasito, PANIMBOLO, DON FLAMINIO. LECCARDO. Non son uomo da partirmi da una casa tanto misera prima che non sia cacciato a bastonate?...

In quell'istesso giorno due carabinieri del drappello genovese si uccisero l'un l'altro a caso, e medesimamente due inglesi della legione. Giorno di malo augurio anche per gli spregiudicati. Se i polli non vogliono mangiare, vorranno bere, fece il console Appio Pulcro; e fattili gettare in mare appiccò battaglia coi Cartaginesi e la perdette.

LECCARDO.... Però non è meraviglia se mi sento cosí leggiero: non mangio cose di sostanza.... DON FLAMINIO. Volgiti qua, Leccardo. LECCARDO. O signor don Flaminio, a punto stava col pensiero a voi! DON FLAMINIO. Parla, ché la tua bocca mi può dar morte e vita. LECCARDO. Che! son serpente io che con la bocca do morte e vita? La mia bocca non morte se non a polli, caponi e porchette.

«Polli! hanno a essere bestiaccia! gridò egli, e fatta la pace mangiò come piacque alla donna, stupita di non aver avuto in faccia, un paio almeno degli antichi ceffoni.

E la fanciulla, che passava la vita rinchiusa in quella stanzetta, colle mani e gli occhi forzatamente intenti sul tombolo, s'inteneriva sulla sorte crudele dei polli prigionieri. È così bella la libert

E appena si comincia a mangiare che ti senti dare in capo il «buon pro ti faccia», «abbi pazienza», «fu all'improviso», «l'acconciaremo un'altra volta». SQUADRA. Non dir questo, Mastica, ché in tavola sua mai ti mancaro galline polli.

Finalmente la Menica venne a portare in mezzo alla tavola una famosa zuppa di polli, fumante, che spandeva un odore appetitoso. Ci sedemmo tutti in circolo intorno la tavola: alla zuppa seguì un arrosto eccellente di beccaccie, del prosciutto, del formaggio, della frutta, e con quest'agape domestica venne lautamente celebrato il mio arrivo.

I polli avevano una cella per ciascuno; erano incatenati pei piedi al fondo; non si potevano muovere, vedevano nulla a destra a manca.