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Senti, un favore da niente... Ascolta bene. Tu devi andare da Enrico... Alla ferrovia... Alle partenze, lo sai, dove si prendono i biglietti... La signorina frugava sotto l'origliere. Lo farai chiamare e gli darai questa lettera. Nella penombra la busta della lettera biancheggiava. Milia ritrasse le mani. Non vuoi? Non vuoi andare?...

Vagamente, nella penombra, cominciarono a pigliar rilievo un tavolo tondo, il canterano, il divanetto. Senti, Milia, senti... Dal letto si stese un braccio, e una mano febbrile le agguantò e strinse il polso. Oh, Gesù! fece Milia, impaurita.

¹ I Francesi, battuti ed inseguiti sino al Castel Guido, il 30 aprile, tornarono su Roma, ingrossati a più di 40 milia uomini, e mentre avevan trattato un armistizio sino al 4 giugno, assaltarono traditoriamente gli avamposti Italiani nella notte dal 2 al 3 e per sorpresa s'impadronirono di Villa Corsini, chiave della difesa di Roma, e che non fu più possibile di riprendere, assaltandola tutto il giorno 3.

Al quarto piano d'uno de' mastodontici palazzi del Vasto, un nuovo rione risultato dalla bonifica delle paludi, rimpetto alla stazione ferroviaria, il maestro direttore d'orchestra Sponzilli la cui moglie, scappatagli di casa con un tenore, era finita di febbre gialla in America abitava l'interno 4 con la figliuola Sofia e una servetta, l'Emilia, che in casa chiamavano Milia una contadinotta di Corleto Perticara.

Piangeva piano, col volto sul braccio piegato: piangeva amaramente, senza sapere perchè. Suonò, all'improvviso, un alto grido angoscioso. La servetta apparì alla finestra, con le mani ne' capelli, con la faccia stravolta. Milia! gridò la Marangi. S'è buttata dal balcone! S'è buttata giù!... urlava Milia Ah, Madonna del Carmine! Signorina! Oh, Dio!

S'era nel luglio. Presso alla finestra che affacciava sul vasto cortile del palazzo, Milia s'era posta a lavorare all'uncinetto. Le mani pienotte e arrossate che, poco prima, avevano risciacquato panni e pentole, andavan lente: di volta in volta l'uncinetto, tra quelle impratiche dita poco agili, s'arrestava e ricascava in grembo alla giovanetta.

Sofia Sponzilli tremava, bianca come un cencio. Tremavano le sue piccole mani nervose e tormentavano i fascicoli del romanzo, il gomitolo, il ricamo che Milia aveva dimenticato sulla finestra. Rispose, piano: No... non posso. Ti lascer

cosi` de li occhi miei ogni quisquilia fugo` Beatrice col raggio d'i suoi, che rifulgea da piu` di mille milia: onde mei che dinanzi vidi poi; e quasi stupefatto domandai d'un quarto lume ch'io vidi tra noi. E la mia donna: <<Dentro da quei rai vagheggia il suo fattor l'anima prima che la prima virtu` creasse mai>>.

cosi` de li occhi miei ogni quisquilia fugo` Beatrice col raggio d'i suoi, che rifulgea da piu` di mille milia: onde mei che dinanzi vidi poi; e quasi stupefatto domandai d'un quarto lume ch'io vidi tra noi. E la mia donna: <<Dentro da quei rai vagheggia il suo fattor l'anima prima che la prima virtu` creasse mai>>.

La signorina mia ha avuto la risposta da quel giovane e s'è buttata!... La Marangi si coperse la faccia con le mani. Tentò di levarsi. Ricadde sulla seggiola. Balbettava: Oh, Sofia! Oh, Sofia mia!... Oh, Dio! Dio! Dio!... Milia si schiaffeggiava, pazzamente, urlando: Dal balcone! Dal balcone!... Disparve. La porta di casa s'aperse con un fracasso spaventoso.