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Signorina Marangi, disse Milia scusate tanto se vi disturbo. Io vado per una commissione e lascio sola la mia signorina. Mi volete dare occhio alla porta? La Marangi levò il capo. Rispose: Va bene. Si rimise a scrivere. S'udì lo sbattere della porta e Milia scese le scale, canticchiando. Era così alto il silenzio che la Marangi udì, chiaramente, la voce della servetta in cortile.

Di faccia alla finestra ove la servetta s'indugiava era quella della Marangi, la maestrina comunale. A poca distanza dal parapetto, seduta a una tavola sulla quale era pur la piccola macchina da cucire, la Marangi scriveva, piegata su un mucchio di carte. Di volta in volta, sostando, si leccava il medio della mano destra che s'era insudiciato d'inchiostro, e lo fregava a una pezzuola.

Sei tu? disse la Marangi. Immobile, ritta presso il davanzale della sua finestra, la signorina Sofia la guardava. E tu che fai, Laura? La maestrina sorrise, malinconicamente. Con gli occhi indicò gli scritti sparsi sulla tavola. Non vedi? Correggo compiti. Rimasero mute per un po' tutte e due, contemplandosi. Che fai? disse la Marangi. Nulla. Nulla? Troppo poco... Tu soffri.

La signorina mia ha avuto la risposta da quel giovane e s'è buttata!... La Marangi si coperse la faccia con le mani. Tentò di levarsi. Ricadde sulla seggiola. Balbettava: Oh, Sofia! Oh, Sofia mia!... Oh, Dio! Dio! Dio!... Milia si schiaffeggiava, pazzamente, urlando: Dal balcone! Dal balcone!... Disparve. La porta di casa s'aperse con un fracasso spaventoso.

Ora la folla entrava nel cortile, e se ne udiva il mormorio. Portavano qualcuno, in cortile, un corpo immoto... La Marangi, inorridita, si trasse addietro e s'appoggiò allo spigolo della tavola. Si sentì mancare. Si provò a chiamare la madre e la voce le venne meno. Un prete, di furia, scendeva dall'ultimo piano. Era il fratello d'una vedova, cappellano a Santa Maria delle Paludi.

Piangeva piano, col volto sul braccio piegato: piangeva amaramente, senza sapere perchè. Suonò, all'improvviso, un alto grido angoscioso. La servetta apparì alla finestra, con le mani ne' capelli, con la faccia stravolta. Milia! gridò la Marangi. S'è buttata dal balcone! S'è buttata giù!... urlava Milia Ah, Madonna del Carmine! Signorina! Oh, Dio!

E senza più amore, e senza più speranza, davanti all'oscuro avvenire! Reclinò la testa bionda sul braccio e ve la posò, e vi nascose la faccia. Ora tornava Milia, dalla ferrovia: si udiva il romore de' suoi zoccoletti, su per le scale. La porta di casa della Sponzilli s'aperse e sbattette con uno strepito breve. La Marangi non si mosse, non levò il capo.

Laura Marangi scivolò lentamente lungo la tavola, tornò a sedere al suo posto, riprese la penna e contemplò, muta, meditando, i suoi compiti. Gli occhi le si erano empiti di lagrime. Bagnò due o tre volte la penna, cercò uno degli scritti nel mucchietto che se n'era posto davanti. La mano e lo scritto, rimasero , immoti.