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Il conte aveva pensato di partire in carrozza verso l'alba, per raggiungere una stazione ferroviaria ch'era a dodici chilometri dal paese. Ma dopo pochi minuti di viaggio, l'uragano furioso era scoppiato.

Attraversammo il binario, continuammo lungo la linea ferroviaria fin quasi all'imboccatura di un tunnel e voltammo a destra, per lo stradone carrozzabile che i finalborghigiani chiamano delle «catene», perchè è percorso dai galeotti che vanno e vengono dalla Casa di pena.

Don Pio non aveva fatto il sordo; aveva comprato ovunque, e specialmente fuori di Porta Portese, dove nel progetto che sostenevano col giornale, avrebbe dovuto sorgere la nuova stazione ferroviaria. E non solo aveva comprato terreni, ma aveva messo mano a costruire diversi villini, dentro un parco cinto di mura, villini che guardavano il Tevere da un lato e avevano allo spalle il Gianicolo.

La questione di trasportare altrove la stazione ferroviaria era all'ordine del giorno. Nelle adunanze della Societ

« Al «Louvre»! ordinai al facchino che portava il suo piccolo bagaglio. Le chiesi anche la ricevuta dei bauli, li feci ritirare come se fossero miei, e salimmo sopra un omnibus della Compagnia ferroviaria, tutto pieno di gente diretta, come per una tacita intesa, allo stesso albergo: alcuni viaggiatori, sopravvenendo tardi, restarono a terra. Noi vi stemmo pigiati, a disagio, e io domandavo a me stesso il perchè di tanta ressa, che cosa mai veniva a fare tutta quella folla. Le vie e le piazze della metropoli mi passarono dinanzi come dietro la lente d'un cosmorama, come dipinti sopra uno scenario, tanta era la mia inquietudine di non trovare alloggio, di dover cercare un altro albergo, di doverle confessare che non conoscevo la citt

Antrodoco pure ha stazione ferroviaria sulla linea Terni Aquila Solmona Castellamare Adriatico, a km. 65 da Terni, ed a 39 da Aquila.

Sceso dalla stazione ferroviaria, prese il tramway della Terza Avenue e venne a trovarmi nell'ufficio del giornale in Centre Street per esprimermi tutta la sua gioia di aver percorso per lungo e per largo il vastissimo paese e per dirmi che solo a quel modo aveva potuto conoscerne tutta la grandezza e vederlo da vicino nella sua agricoltura, nelle sue industrie, nelle sue immense estensioni di terre da coltivare, nei villaggi nascenti e sopratutto nell'esercizio continuo e pacifico della libert

Difatti, ove andava Longo, con la sua vettura polverosa, con la sua rozza affamata e zoppicante, sognando in serpa e guidando macchinalmente la bestia? Egli si arrestò, e si guardò intorno. Erano sulla via nuova, deserta e buia, dell'Arenaccia. Sulla destra si disegnava confusamente l'immane tettoia della stazione ferroviaria, nera nera: i grandi occhi immobili delle locomotive, rossi, verdi, giallognoli, ammiccavano nell'oscurit

Si riebbe alla fine, ma il ricordo di quella notte infernale non gli permise più di continuare il suo servizio. Chiese la sua pensione e si ritirò in un poderetto di sua moglie, lontano dalla linea ferroviaria. E in istrada ferrata non viaggia mai, e non vuol sentirne a parlare, e la vista di due rotaie basta a turbarlo per una settimana.

Dopo alquanto cammino arrivammo alla stazione ferroviaria ai piedi della collina, in vetta alla quale sorge Monterotondo, e di presente corse voce di un orrendo misfatto compiutosi in quella piccola casa.