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¹ I Francesi, battuti ed inseguiti sino al Castel Guido, il 30 aprile, tornarono su Roma, ingrossati a più di 40 milia uomini, e mentre avevan trattato un armistizio sino al 4 giugno, assaltarono traditoriamente gli avamposti Italiani nella notte dal 2 al 3 e per sorpresa s'impadronirono di Villa Corsini, chiave della difesa di Roma, e che non fu più possibile di riprendere, assaltandola tutto il giorno 3.
Un'ordine del giorno di Garibaldi nel quale ci si esortava ad addestrarsi nelle armi, ad attender preparati il momento della riscossa, fece credere a diversi che non sarebbe stata cosa impossibile il potersi di nuovo misurare col nemico e ciò fece rinascere un poco quella gaiezza di cui davano tanta prova ne' dì del pericolo i Garibaldini. Per conto mio non mi illudevo: armistizio non poteva significare che pace disonorante: la resa di Parigi lo diceva troppo chiar
E ciò anche perchè l'Oudinot mandò a Garibaldi un parlamentario, per avvertirlo che trattava col governo Romano un armistizio; quasi contemporaneamente Garibaldi stesso riceveva un ordine di ritornarsene a Roma; e l'ordine fu eseguito nel giorno stesso.
Il capitano Raby è tornato irritatissimo. Alla Divisione non si parla affatto di armistizio; ordine di continuare l'inseguimento senza tregua. Col tenente Bosca e il capitano, al lume delle torce nell'acqua gelatissima, cerchiamo un guado praticabile. Il letto dell'Arzino è pieno di bombe a mano, migliaia e migliaia buttate via dai reparti austriaci fuggenti. Prima di spingere le blindate nell'acqua bisogna fare una scarpata nella riva opposta che è scoscesa. Tutti all'opera con zappe e badili. Notte accanita, ma faticosissima al lume incerto delle torce, rallegrata soltanto da una gara esilarante di bestemmie formidabili contro la slealt
Accorrete, concentratevi intorno a me, l'Italia ha bisogno di dieci, di ventimila volontari, raccoglietevi da tutte le parti, in quanti più siete: e alle Alpi! Mostriamo all'Italia, all'Europa che vogliamo vincere, e vinceremo. Milano, 25 luglio 1848. G. Garibaldi =Venezia, Treviso, Vicenza, Curtatone e Montanara, Goito, Peschiera, Rivoli Sfortunata giornata di Custoza Armistizio di Salasco.=
Un primo progetto, steso da chi non si nomina nella collezione e credo sia Colloredo fu discusso l'11 maggio nel consiglio dei ministri in Vienna e mandato il 12 da Ponsonby a Palmerston. È l'unico savio che potesse escire da Vienna; e cominciando dal confessare la onnipotenza dell'idea nazionale in Italia , propone che, accettata la mediazione dell'Inghilterra e del papa, e sancito un armistizio in virtù del quale gli Austriaci terrebbero la linea dell'Adige, si convochino i consigli comunali del Lombardo-Veneto e si chieda se vogliano entrare nella confederazione italiana, della quale l'Austria si farebbe promovitrice, sotto la sovranit
Difatti dopo le vittorie di Solferino e di S. Martino l'imperatore Napoleone mandava all'imperatore d'Austria una proposta di armistizio. Il giorno 8 di luglio in seguito ad una conferenza dei commissari incaricati venivano regolate le condizioni dell'armistizio stesso. Secondo questa convenzione la ripresa delle ostilit
Da uomo sicuro del fatto suo, egli concedette un armistizio alla bella, e come le ebbe detto che era leggiadrissima così vestita, del che, anche volendo, non era possibile far di meno, si mostrò disinvolto ed indolente, solo curante di rinvigorire la potenza fascinatrice che emanava dal proprio fluido. Fu docile come un bambino, la lasciò dire, la lasciò fare, e dall'alto della sua persona colossale guardava quel corpicino tutto leggiadria, con una certa solennit
Ad onta dei bandi viceregali e delle promozioni testè menzionate, l'esercito italico rimase attonito e costernato in sulle prime dalla notizia dell'armistizio conchiuso fra il principe Eugenio e il maresciallo Bellegarde. Ma ben presto si dileguò quella costernazione. Il generale Teodoro Lecchi assicurò l'esercito che il vicerè non s'indurrebbe giammai ad abbandonarlo, e che ogni sforzo di lui tenderebbe, all'incontro, a stabilirsi fermamente in mezzo all'esercito stesso ed in Italia. Le quali assicurazioni mutarono repentinamente in trasporti di gioia e di riconoscenza le mormorazioni che prima si erano udite. Gli è certo, di fatti, che i generali Fontanelli e Bertoletti, partitisi pria del 20 d'aprile da Mantova per a Parigi, e latori di istruzioni ufficiali per non chiedere altro che la conservazione e l'independenza del reame d'Italia, erano stati inoltre incaricati, non solo dal vicerè, ma e dall'esercito, di far instanza acciò al principe Eugenio venisse data la corona italica. Intanto l'avviso ufficiale del conchiuso armistizio, e l'ordine di convocare il senato per la nomina dei due oratori del governo da spedirsi a Parigi, erano gi
I Francesi stavano, quando il nostro piccolo esercito mosse alla volta di Velletri, appiè delle mura. V'era armistizio, ma a tempo indeterminato; ed io sapeva che Oudinot era tale da romperlo e ordinare l'assalto, qualunque volta ei vedesse l'occasione propizia a impadronirsi di Roma. Togliendo a Roma ogni difesa di milizia regolare, io avventurava dunque i fati della citt
Parola Del Giorno