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Sorgete, o voi dal feüdal soggiorno, Tremende Ombre, sorgete, Fiere stirpi d'Arminio, al novo giorno; E voi che sul divin Tebro scorrete, Secure Ombre, e la nova Stirpe latina a magne opre accendete, Venite: a la funesta ira non giova Dar l'alma, or ch'ogni gente Guida un solo pensiero a varia prova. Voi condurrò nel mio volo possente Dove com'aureo sole Poggia di Brama la magion lucente;

Non star piú; ch'io senta. Non vedrá mai queste mie luci asciutte, in alcun tempo, il cielo l'alma de le dolci fiamme spenta per fin ch'ella si spogli, lieta, del mortal velo, lasciando il corpo e l'amorose lutte.

In tanto affanno ver la terra inchine Ferma le ciglia; e giù nel sen non posa Il cor, che vuol, può partirsi; alfine Ne ritrova la via l'alma animosa; Vassene a l'aspre rupi indi vicine L

Deh! se fido è il tuo dir, se l'alma è fida, Se a l'audace voler tua possa è uguale, Fa' che scorra da' regni aurei de l'Ida, Nuova di giovinezza onda immortale; Fa' che amico a le Muse il Ver sorrida; Che men funesto a noi vibri il suo strale; Che a questa vecchia gente infastidita Riedan le Grazie a rifiorir la vita!

D e l'innocente ninfa l'aurea etade, I l bel giardino, le colline, i fonti V annosi omai, ché 'l tempo invidioso I n un istante quelli s'ingiottisse. Pueritia. «Damnosa quod non imminuit dies est». HOR. B andito dunque sol per l'altrui fallo, E rrava quinci e quindi ove pur l'alma N atura mi torcea con fidel scorta.

Non è chi terga elmi sanguigni, o studi Ne l'ampio vallo disfrenar destrieri; L'aste vedresti, e gl'ingemmati scudi In folta polve, e i ricchi arnesi altieri; Erra fremendo orrida Aletto, e crudi Giù ne l'alma infernal nudre pensieri, Gli aspidi vibra in su la fronte atroce, Ed ivi errando se ne va veloce.

tu vorrai tacciar di dura nota Questi studi e d'inutili: talora Giova lo spirto da severe idee Richiamar fra più liete, onde rinnovi Lena ed ardir: così fra balze e sassi Al lasso vïator spesso rinverde Le forze un prato ameno. Talor giova Di soavi blandizie adescar l'alma, Ed educar di cari affetti il core.

Tale il buon Folco rasserena in fronte L'alma cui dianzi afflisse aspro martire, E le sue squadre a guerreggiar ben pronte Empie gridando di novello ardire: Su, cavalier, che se n'andran ben conte Le vostre prove; ora infiammate l'ire E reggete furor che stavvi intorno Fin che 'l forte AMEDEO faccia ritorno.

63 E inanzi al re, quando era più di gente la sala piena, se ne venne, e disse: Sappi, signor, che di levar la mente al mio fratel, ch'a morir ne gisse, stata è la figlia tua sola nocente; ch'a lui tanto dolor l'alma trafisse d'aver veduta lei poco pudica, che più che vita ebbe la morte amica.

e Santa Chiesa con aspetto umano Gabriel e Michel vi rappresenta, e l'altro che Tobia rifece sano. Quel che Timeo de l'anime argomenta non e` simile a cio` che qui si vede, pero` che, come dice, par che senta. Dice che l'alma a la sua stella riede, credendo quella quindi esser decisa quando natura per forma la diede;