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Questi fu quel Dante, del quale è il presente sermone; questi fu quel Dante, che a' nostri seculi fu conceduto di speziale grazia da Dio; questi fu quel Dante, il qual primo doveva al ritorno delle muse, sbandite d'Italia, aprir la via.

Que la muse, brisant le luth des courtisanes, Fasse vibrer sans peur l'air de la liberté; Qu'elle marche pieds nuds, comme la verité. Dunque perchè le pagine Noi modelliam sul vero; Perchè neghiam di battere Ogni volgar sentiero; Perchè volgiamo intrepidi Le pensierose fronti Alla più vasta cerchia Di splendidi orizzonti;

Le Muse e le Grazie discendono sulla terra e recano i loro benefici ai mortali, cioè la pace, la concordia, la piet

Ma il nostro autore s'accostò piú allo stilo di Virgilio, come in ciascuna cosa fa, che a quello d'alcun altro; percioché, avendo sotto brevitá nel precedente canto mostrato quello che intende in tutto il libro suo di dire, dove dice: «E trarrotti di qui per luogo eterno», ecc.; qui fa la sua invocazione, dicendo: «O muse, o alto ingegno, or m'aiutate.

Nel medio evo romantico e violento vi furono figure femminili che i poeti d'Italia chiamavano loro muse ed ispiratrici, per il culto poetico della donna, che gi

Mancano alla minore le stanze 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, e 18; perciocchè dall'ultimo verso della st. 8. Sangue di Febo e de le muse amico, si trapassa alla st. che comincia, Quinci ben pronto agli ultimi soccorsi, che perciò è la 9 nell'Amed. min. e la 19 nella maggiore. Nella st. 34 della magg. Travolve intorno formidabil lume. Ma nella minore, st. 24: Involve intorno formidabil lume.

Le Muse spiegano a Pindaro che, se egli, a malgrado dell'amor delle Muse, non potè ancora sciogliere canti immortali, ciò accade per la vendetta d'un Nume, poich'egli, fino ad ora, negò il canto alle Grazie; senza le quali pure gli Dei

<<Costoro e Persio e io e altri assai>>, rispuose il duca mio, <<siam con quel Greco che le Muse lattar piu` ch'altri mai, nel primo cinghio del carcere cieco: spesse fiate ragioniam del monte che sempre ha le nutrice nostre seco. Euripide v'e` nosco e Antifonte, Simonide, Agatone e altri piue Greci che gia` di lauro ornar la fronte.

Lo giorno se n'andava, e l'aere bruno toglieva li animai che sono in terra da le fatiche loro; e io sol uno m'apparecchiava a sostener la guerra si` del cammino e si` de la pietate, che ritrarra` la mente che non erra. O muse, o alto ingegno, or m'aiutate; o mente che scrivesti cio` ch'io vidi, qui si parra` la tua nobilitate.

Ed oltre a questo, percioché da molti si dice Apollo cantare con queste nove muse, non altrimenti che servatore del concento al canto delle predette cose, è dal detto Fulgenzio aggiunto il polmone, il quale, a guisa d'un mantaco, le cose concette manda fuori e rivoca dentro.