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Aggiornato: 7 luglio 2025
⁸⁹ Reali Dispacci, n. 1514, foglio 141 retro, nell’Archivio di Stato di Palermo. ⁹⁰ R. Segreteria, Incartamenti, n. 5290, a. 1793-99. Accadeva talvolta che nelle commedie fossero brevi cantate a due o tre voci; e allora ecco trovato un poeta che le sapeva scrivere secondo il gusto degli spettatori: l’ab. Catinella, a cui le Muse sorridevano lietamente.
Deh! se fido è il tuo dir, se l'alma è fida, Se a l'audace voler tua possa è uguale, Fa' che scorra da' regni aurei de l'Ida, Nuova di giovinezza onda immortale; Fa' che amico a le Muse il Ver sorrida; Che men funesto a noi vibri il suo strale; Che a questa vecchia gente infastidita Riedan le Grazie a rifiorir la vita!
Qui s'odon risonar cetre e zampogne; immortai cetre e immortai zampogne; oh dolce vista, ed oh soavi note; oh tra 'l veder e udir dolci pensieri; qui, santissime Muse: qui Talia, qui, qui sia, Diva, eterno il nostro albergo.
Se bella voi così le Grazie fero, che pari al mondo non fu mai nè fia; e se le muse con piet
Clemente VI fu uomo di spirito, istruito, d'inclinazioni mondane, un perfetto gentiluomo della casa di Beaufort, amico del Petrarca, amante delle belle arti, della poesia, delle scienze; egli chiamò le Muse alla voluttuosa sua Corte di Avignone. La citt
Succederan de le rie trombe ai crudi Rimbombi suoni a belle danze eletti, E de gli usberghi in su le dure incudi Faransi aratri, e dei dorati elmetti; Allor le muse, e fioriran gli studi D'ogni bell'arte nei terribil petti, E sbandito il furor, porransi in sede A ben regnar vera Pietate, e Fede.
In fronte o 'n mezzo 'l petto, ovunque io perga, terrò qual pellegrino mie fortune; datimi, o muse, una cannuccia o verga, ch'io, scalzo e cinto ai fianchi d'aspra fune, veda come 'l sol esca e poi s'immerga ne l'Oce
Ma presto il poeta sentí noia della corte di Mantova, e poiché aveva trentadue anni e nell’amor delle muse non trovava tutti i conforti che sono nell’amor delle donne, venne a Bologna a prender moglie: una figlia del conte Ulisse Bentivoglio Manzoli e di Pellegrina Bonaventura, quella tal signora famosa per errori e bellezza, pareva fatta per lui.
E per lei sospirò quel chiaro spirto che morendo lasciò dubbiosi i boschi tra le Muse di Lazio e di Toscana quali al suo dir sian state più benigne. Dico di quel che per li sette colli abbandonò le piaggie di Panara. E un altro di patria a lui vicino per li paschi del Po ne 'l bel soggetto affaticò sovente le sue canne.
Lo giorno se n'andava, e l'aere bruno toglieva li animai che sono in terra da le fatiche loro; e io sol uno m'apparecchiava a sostener la guerra si` del cammino e si` de la pietate, che ritrarra` la mente che non erra. O muse, o alto ingegno, or m'aiutate; o mente che scrivesti cio` ch'io vidi, qui si parra` la tua nobilitate.
Parola Del Giorno
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