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da l’altro cinghio e dismontiam lo muro; ché, com’ i’ odo quinci e non intendo, così giù veggio e neente affiguro». «Altra risposta», disse, «non ti rendo se non lo far; ché la dimanda onesta si de’ seguir con l’opera tacendo».

«Costoro e Persio e io e altri assai», rispuose il duca mio, «siam con quel Greco che le Muse lattar più ch’altri mai, nel primo cinghio del carcere cieco; spesse fïate ragioniam del monte che sempre ha le nutrice nostre seco. Euripide v’è nosco e Antifonte, Simonide, Agatone e altri piùe Greci che gi

«Figliuol mio», disse, «infin quivi ti tira», additandomi un balzo poco in sùe che da quel lato il poggio tutto gira. mi spronaron le parole sue, ch’i’ mi sforzai carpando appresso lui, tanto che ’l cinghio sotto i piè mi fue. A seder ci ponemmo ivi ambedui vòlti a levante ond’ eravam saliti, che suole a riguardar giovare altrui.

da l'altro cinghio e dismontiam lo muro; che', com'i' odo quinci e non intendo, cosi` giu` veggio e neente affiguro>>. <<Altra risposta>>, disse, <<non ti rendo se non lo far; che' la dimanda onesta si de' seguir con l'opera tacendo>>.

Luogo è in inferno detto Malebolge, tutto di pietra di color ferrigno, come la cerchia che dintorno il volge. Nel dritto mezzo del campo maligno vaneggia un pozzo assai largo e profondo, di cui suo loco dicerò l’ordigno. Quel cinghio che rimane adunque è tondo tra ’l pozzo e ’l piè de l’alta ripa dura, e ha distinto in dieci valli il fondo.

<<Figliuol mio>>, disse, <<infin quivi ti tira>>, additandomi un balzo poco in sue che da quel lato il poggio tutto gira. Si` mi spronaron le parole sue, ch'i' mi sforzai carpando appresso lui, tanto che 'l cinghio sotto i pie` mi fue. A seder ci ponemmo ivi ambedui volti a levante ond'eravam saliti, che suole a riguardar giovare altrui.

mi spronaron le parole sue, ch’i’ mi sforzai carpando appresso lui, tanto che ’l cinghio sotto i piè mi fue. A seder ci ponemmo ivi ambedui vòlti a levante ond’ eravam saliti, che suole a riguardar giovare altrui. Li occhi prima drizzai ai bassi liti; poscia li alzai al sole, e ammirava che da sinistra n’eravam feriti.

E prima che del tutto non si udisse per allungarsi, un'altra 'I' sono Oreste' passo` gridando, e anco non s'affisse. <<Oh!>>, diss'io, <<padre, che voci son queste?>>. E com'io domandai, ecco la terza dicendo: 'Amate da cui male aveste'. E 'l buon maestro: <<Questo cinghio sferza la colpa de la invidia, e pero` sono tratte d'amor le corde de la ferza.

<<Figliuol mio>>, disse, <<infin quivi ti tira>>, additandomi un balzo poco in sue che da quel lato il poggio tutto gira. Si` mi spronaron le parole sue, ch'i' mi sforzai carpando appresso lui, tanto che 'l cinghio sotto i pie` mi fue. A seder ci ponemmo ivi ambedui volti a levante ond'eravam saliti, che suole a riguardar giovare altrui.

E prima che del tutto non si udisse per allungarsi, un'altra 'I' sono Oreste' passo` gridando, e anco non s'affisse. <<Oh!>>, diss'io, <<padre, che voci son queste?>>. E com'io domandai, ecco la terza dicendo: 'Amate da cui male aveste'. E 'l buon maestro: <<Questo cinghio sferza la colpa de la invidia, e pero` sono tratte d'amor le corde de la ferza.