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<<Costoro e Persio e io e altri assai>>, rispuose il duca mio, <<siam con quel Greco che le Muse lattar piu` ch'altri mai, nel primo cinghio del carcere cieco: spesse fiate ragioniam del monte che sempre ha le nutrice nostre seco. Euripide v'e` nosco e Antifonte, Simonide, Agatone e altri piue Greci che gia` di lauro ornar la fronte.

V ano ha il pensier ed il desir inutile, E sser chi crede un cielo a questo simile. R idi, cor mio, ché cosa verisimile T ornar un'alma a Dio non è, ma futile. I tene, leggi, e voi scritture ambigue, T empo ch'eterno sia gli dèi s'appropriano, E pel nostro sperar di risa scoppiano. Inclinatio sordidae mentis ad illicita.

<<Costoro e Persio e io e altri assai>>, rispuose il duca mio, <<siam con quel Greco che le Muse lattar piu` ch'altri mai, nel primo cinghio del carcere cieco: spesse fiate ragioniam del monte che sempre ha le nutrice nostre seco. Euripide v'e` nosco e Antifonte, Simonide, Agatone e altri piue Greci che gia` di lauro ornar la fronte.

come un picciol lume alta chiarezza vince, così con vostre lodi sole lei vincete in virtute e in bellezza; l'alto motor come 'l ciel ornar vole la terra, piacque a sua reale altezza far Vittoria una Luna e Tullia un Sole. Di Lattanzio De' Benucci

Lieto viss'io sotto un bianco lauro e vivrò fin che 'l bianco amor m'infondi non per ornar le tempie d'ostro e d'auro ma sol delle tue sacre altiere frondi; ma poi che più e più volte il sole in Tauro tornato fa che i suoi bei crini ascondi se s'affredda stagion mutar

Quando ne la mia casa, ospite caro, io t'avrò, se non sien duri li eventi, in questi di settembre allettamenti che indugiano pe 'l cielo umido e chiaro, tesser vorrem di be' ragionamenti, lungo le vigne camminando a paro, o, ne l'ombra, Tibullo e Fiacco e Maro ornar di sottilissimi comenti. Ampia in torno sar

col nome che piu` dura e piu` onora era io di la`>>, rispuose quello spirto, <<famoso assai, ma non con fede ancora. Tanto fu dolce mio vocale spirto, che, tolosano, a se' mi trasse Roma, dove mertai le tempie ornar di mirto. Stazio la gente ancor di la` mi noma: cantai di Tebe, e poi del grande Achille; ma caddi in via con la seconda soma.

col nome che piu` dura e piu` onora era io di la`>>, rispuose quello spirto, <<famoso assai, ma non con fede ancora. Tanto fu dolce mio vocale spirto, che, tolosano, a se' mi trasse Roma, dove mertai le tempie ornar di mirto. Stazio la gente ancor di la` mi noma: cantai di Tebe, e poi del grande Achille; ma caddi in via con la seconda soma.