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Sorrise e d'un tratto, con un'altra voce, più alta, più libera, che pareva un'onda cullante, con una voce in cui vibrava la sua bella giovinezza di cristallo, s'abbandonò a cantare: Noi coglierem per te balsami arcani Cui lacrimâr le trasformate vite, E le perle che lunge a i duri umani Nudre Anfitrite.

Non è chi terga elmi sanguigni, o studi Ne l'ampio vallo disfrenar destrieri; L'aste vedresti, e gl'ingemmati scudi In folta polve, e i ricchi arnesi altieri; Erra fremendo orrida Aletto, e crudi Giù ne l'alma infernal nudre pensieri, Gli aspidi vibra in su la fronte atroce, Ed ivi errando se ne va veloce.

Ecco; tornava fanciullo; era il faunetto impertinente; pensava alla Croda grinzuta, al Re moro, alla bandierina con l'asinello, e voleva far uccidere Duccio che aveva offeso Nicla. Noi coglierem per te balsami arcani Cui lacrimâr le trasformate vite, E le perle che lunge a i duri umani Nudre Anfitrite.

AMASIO. Come avete ragionato con me. LIDIA. Di che etá egli è? AMASIO. Della mia. LIDIA. E dice che mi ama? AMASIO. Anzi arde; ardentissima fornace nodrisce tante fiamme nel suo seno quante egli ne nudre nel cuor suo per amor vostro. LIDIA. Perché non mi si scuopre? AMASIO. Perché vede che vi struggete per altri miseramente senza speranza alcuna.

Il fanciullo sorrise al ritorno della vecchia strofe, quella che prima gli aveva dato l'impressione della musica in un mondo di mistero. Noi coglierem per te balsami arcani Cui lacrimâr le trasformate vite, E le perle che lunge a i duri umani Nudre Anfitrite. L'aria s'era fatta violacea.