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Conosco pochissimi romanzi: e li ho letti assai tardi: a venticinque e ventisei anni non hanno lasciato traccia su me, li leggevo, come li avrebbe letti un presidente di Tribunale. Leggendo Young, Foscolo, Leopardi, Goëthe, Byron, Heine, Rousseau... dicevo a me stesso «che teste bizzarre!» e pensavo: è più utile un ingegnere che un poeta pazzo.

Poi, man mano gli feci gustare gli scritti piccanti degli autori più recenti: di Victor-Hugo, di Theophile Gauthier, di Heine, di cui avevo piena la mente. Se gli domandavo le sue impressioni, mi rispondeva schietto, anzi qualche volta preveniva egli stesso la mia domanda. Mi faceva ripetere volentieri i miei poveri versi, ed io sceglievo di preferenza i più bizzarri e i più sconclusionati.

Mentre i Napoletani si dedicano con grande amore allo studio della filosofia tedesca di Kant, di Hegel, di Schelling, lo studio della poesia tedesca si è largamente diffuso nell'Italia del nord e centrale, ed ha preso un vero impulso. Le belle traduzioni del Maffei hanno introdotto Schiller, non solo sulle scene, ma nelle famiglie, ed i migliori lirici moderni, Heine, Lenau, Uhland, non sono ignoti in Roma. Molti degli attuali poeti romani parlano o capiscono il tedesco e leggono nell'originale i nostri poeti. Ciò che di essi specialmente li attrae, è il loro carattere grave, così diverso dalla poesia dei sonetti d'occasioni e dei concettini e degli artificii; è la musicale vivacit

Lo studio intorno a Enrico Heine, pubblicato dal Massarani molti anni fa, quando del lirico tedesco si conosceva in Italia poco più del nome, non ostante il tempo e le circostanze in cui fu scritto, è rimasto uno studio diffinitivo. Così la introduzione alle poesie scelte della Browning, intitolata La donna e la poetessa, rimarr

Cosa dice Heine? «Il mio cuore somiglia al mareIo, piccolo poeta, dirò solo che il mio cuore somiglia ad una laguna misera, senza perle coralli, che tuttavia ascende e ricade come il mare, ogni giorno, per la propria natura e l'arcano influsso di qualche potenza occulta nel cielo.

Perciò, per un effetto di prospettiva, li vediamo giganteggiare dinanzi ai nostri occhi, e ne restiamo stupefatti. E questa vicinanza implica un'altra illusione. Il momento glorioso del pensiero e dell'arte germanica è oramai tramontato. Incominciato, a tracciar grandi linee, con Bach, con Winckelmann, con Lessing, si può dire concluso con Heine, con Mommsen, con Wagner.

Imitando dei chierici La vieta filastrocca, Tutte ad insulse nenie Aprivano la bocca; E, mentre mi passavano Lentamente dinanti, Un'eco lontanissima Ne ripeteva i canti: "Heine e Musset son scettici "Degni dell'odio umano; "Giorgio Byron non merita "Una stretta di mano! "Con quei che il vero parlano "Non si discute mai!.... "Se sonvi error, celiamoli;.... "Correggerli?.... Giammai!

Ma Antonio rifece la sua strada per le vie notturne, ripetendo come in sogno le cinque magiche parole: «Londra in maggio dodici rappresentazioniEd era marzo! Basta! pensava Antonio, in qualche modo vivrò durante questi atroci due mesi. ~Aber fragt mich nur nicht wie~, aggiunse tra ; perchè sapeva abbastanza il tedesco per poter citar Heine nell'originale.

Se è lecito trar paragoni tra uomini e tempi, tanto diversi, Dante fu tra molti de' fiorentini suoi contemporanei in disgusto, come furono, nel decorso secolo, fra gl'inglesi Giorgio Byron, e fra i tedeschi Enrico Heine: e ciò per lo stesso motivo, per la sanguinosa satira de' loro compatriotti, per aver flagellato ove credeano fosse buono e degno l'assestar colpi.

Heine, gioconda larva innanzi a un teschio ròso, Leopardi, eco triste, gemito lungo e stanco, Baudelaire, erta sfinge con le catene al fianco, Shelley, lampeggiamento sopra un mar tempestoso; Quando, oppressa dal peso di mille ambascie, langue L'anima e vi domanda un istante di pace, È la vostra parola come morsa tenace Che soffoca, che stringe fino al gocciar del sangue.