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«Mi chiedete se Lady Byron mi abbia mai amato? Ho gi

Le tue guancie, i tuoi occhi, le tue labbra Coprir di baci, come questo... e questo... E quest'altro... BYRON. La pace ritornò presso i conjugi Paglini. Erminia pallida sempre e sofferente pare nondimeno tranquillarsi rassegnata. Sua madre con gran gioja la vede di tanto in tanto scendere nel suo stanzino ed intrattenersi serena in famigliari discorsi.

Manfredi, che s'ispira all'orridezza della natura, ci appariva, ombra incresciosa e vagabonda su quel candido strato, e ci faceva volgere tutti i nostri pensieri alla fantasia più che umana di Byron! L'aspettativa era lunga; è un fatto che in certi momenti si prova la volutt

Leggo un po' del mio Tintoretto! Questa copia, gualcita, sporca, su cui ho scritto tante volte per epigrafe i versi di Byron e quelli di Goethe, questa copia l'ho portata con me a Venezia nel 1876 e volevo abbandonarla sulla lapide del Tintoretto. C'era insieme un mio amico, e non ho osato. Oh come ho amato vedendo la pietra del pittore e pensando a Te! A Verona ero solo: volli andare a Mantova per vedere la citt

A un discepolo di Fidia sarebbe apparsa una bellezza greca; avrebbe innamorato Orazio quanto Byron, Rubens e Raffaello insieme, Gautier al pari di Hugo. Incontrandola, era impossibile non volgersi stupefatti ad ammirarla.

Ecco un'idea poetica che mi è cascata dalla penna! Ecco, direte che io sono esaltato dalle letture! Esaltato? Scusate, sono abbassato. E se cito Byron gli è perchè era un uomo che sentiva ed io odio la folla dei merciai, dei rachitici, degli accidiosi, degli spudorati, la folla che oblia tutto! Obliare? Che importa? Fino alla morte avere l'anima gentile e Dio...

La marchesa Ginevra aveva un ingegno vivissimo e colto sopra tutte le altre. Trattava con garbo la matita, e il cembalo con agile maestria. Parlava con una voce melodiosa quasi tutte le lingue d'Europa, l'italiana e la francese, la spagnuola, l'inglese e la tedesca, di guisa che poteva leggere nel loro testo, il Petrarca, il Byron, il Goethe, l'Hugo e Garcilasso de la Vega.

«... il matrimonio deriva dallo amore, come l'aceto dal vino: bevanda sobria, acida, e dispiacevole». Byron, Don Giovanni. Canto III. O male, o persuasore Orribile di mali, Bisogno...... PARINI, Il Bisogno. Entrarono i giovani sposi. L'uomo baciò affettuoso la mano al Conte: la donna volle fare lo stesso; ma il fantolino, che teneva in collo, gittando uno strido glielo impedì.

Io accennava alla gratitudine dell'Italia alcuni gloriosi nomi di morti, di cui si potrebbe, dire come Byron disse di Dante, di Galileo, Machiavelli, Michelangelo: Questi elementi di grandezza umana, basterebbero a Dio per una nuova creazione! Ed io dirò: I prodi che caddero per l'onore italiano a Roma sarebbero un lievito sufficiente per una legione di liberatori!

Il Gongora mi accennava un largo spazio del muro tutto nero di date e di nomi scritti colla matita, col carbone, e incisi colla punta dei temperini dai visitatori dell'Alhambra. "Che cos'è scritto qui?" mi domandò. M'avvicinai e gittai un grido: Chateaubriand! "E qui?" "Byron!" "E qui?" "Victor Hugo!"