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In quel beato sonno l’anima semplice dell’Addetto Americano spaziava nei paradisi artificiali dell’Old Scotch Whisky, paradisi certo superiori a quelli del divino Baudelaire. Lo si udiva russare con dolcezza, mentre appoggiava sul cuoio della spalliera la guancia perfettamente sbarbata. Quelle sue gambe interminabili stendevan un ponte rettilineo fra la poltrona e la sedia lontana. Lo scarpino lucido e piatto pareva che avesse camminato da ; ora brillava, sempre più solitario, nel mezzo del pavimento. Il pianoforte, nella sala da ballo, ricominciava per la decima volta l’eterna canzone di Mayol: Tout le long, le long du Missouri sous les grands mimosas fleuris, chaque soir

Les paradis artificiels chantés par Thomas de Quincey et Charles Baudelaire flottent autour de plus lourdes ivresses et apportent leur relief inconsistant

Heine, gioconda larva innanzi a un teschio ròso, Leopardi, eco triste, gemito lungo e stanco, Baudelaire, erta sfinge con le catene al fianco, Shelley, lampeggiamento sopra un mar tempestoso; Quando, oppressa dal peso di mille ambascie, langue L'anima e vi domanda un istante di pace, È la vostra parola come morsa tenace Che soffoca, che stringe fino al gocciar del sangue.

Citò dei versi di Baudelaire e di Mallarmé, senza nesso coerenza, ma con voce commossa e vibrante che faceva senso. I tuoi versi, cuginetta, disse a Nancy, non li cito. Sono sacrosanti. E aggiunse piano: Le mie labbra sono indegne. Poi, distrattamente, prese a recitare Richepin: Voici mon sang et ma chair, Bois et mange! E lo disse, guardando fisso Valeria che gli sedeva rimpetto.

E vi faccio grazia dei Fleurs du mal, di quello spirito irrequieto e profondo che fu uno dei più grandi poeti di Francia, ho nominato Baudelaire; ma non posso tacere di un'imputazione che ha colpito lo Swinburne, il quale quando pubblicò il suo Poemi e ballate, si trovò di fronte un vostro collega inglese che incriminò sopratutto l'Ode ad Anactolia, per chi nol sapesse l'amica e amante di Saffo, il più turpe amore che si possa immaginare, perchè non è diretto, secondo la Bibbia, alla fecondazione.

Quando l'arte di Carlo Baudelaire fu detta, prima ancora che dal Nordau, oscura ed immorale, una voce potente sorse a difenderla: la voce di Vittor Hugo. Il gran poeta affermò che l'autore dei Fleurs du mal aveva arricchito il campo delle commozioni artistiche di un frisson nouveau. Indubbiamente altrettanto si può dire di Maurizio Maeterlinck, dei suoi versi e dei suoi drammi. E se i simboli dentro i quali egli ha chiuso il proprio pensiero non sono intelliggibili ai più, se gli ammiratori del poeta vogliono intendere tutta quanta la sua filosofia, eccola per disteso spiegata nel suo nuovo libro: La Sagesse et la Destinée. Questi titoli ci rammentano quelli dei poemi di Sully Prudhomme: Les Destins, La Justice, Le Bonheur. Dopo aver visto che cosa è la poesia di un filosofo, non sar