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La villa di Quinto era un luogo incantato, una dimora di Alcina, con questo di meglio che la fata regina si chiamava Ginevra, e le grazie della sua persona non erano effimere come quelle della vecchia strega immaginata dal divino Ariosto. Col

E raccattando lungo la via erbe e radici, ne teneva deposito per combattere le effimere febbri infantili, per poter allestire all'occasione una bibita salutare alle sue dilette, per dar loro un ristoro nelle lunghe notti invernali, mentre fuori fischiava e gemeva il rovaio, e dentro alla baita il focherello delle betulle e dei pini diffondeva un tiepido calore di nido...

Avrebbe scritto un libro. Il Libro! Una grande opera seria, con alti intenti; non un volumetto di brevi poesie scapigliate, effimere, che si leggono oggi e si dimenticano domani. E si era prefissa di non pensare ad altro che al Libro; di non vivere che per il Libro. Avrebbe sognato il Libro; passeggiato per il Libro; respirato, mangiato, dormito per il Libro.

Altre macchie bianche di carattere transitorio e di disposizione meno regolare si formano sull'emisfero australe nelle isole vicine al polo; e così pure nell'emisfero opposto regioni biancheggianti appaiono talvolta intorno al polo boreale fino al 50° e 55° parallelo. Sono forse nevicate effimere, simili a quelle che si osservano nelle nostre latitudini.

Imperocchè, non vanno neppure contati i ripeschi da dozzina, i capricci, le effimere ebbrezze che gli uomini seri ammettono a guisa di svago dalle cure più gravi, o di abitudine senza conseguenza, e che meritano il nome di amore come la stretta di mano e il darsi del tu meritano il nome di amicizia, in questo commercio quotidiano di graziose menzogne, che è la nostra vita cittadina.

Ma erano rade soste, dalle quali si rialzava con una lunga amarezza nell'anima, quantunque nessuna fede religiosa gli vietasse quelle effimere soddisfazioni della carne. Come avevano dunque potuto amare i grandi poeti? Con quale potenza trasformavano le donne volgari dei loro amori nei fantasmi divini della loro arte?

Ma nel rizzarsi in piè non si può dire quanto inabil trovossi al dipartire. Le trieman le ginocchia, il capo gira: convien fermarsi nel villaggio alquanto, sin che la dama un pocolin respira e riacquista del vigore infranto. Or qui veggo il lettor meco s'adira per queste fievolezze ch'io gli canto; doglie di capo, effimere, tremori, cosí non s'intrattengono i lettori.

Forse non si può esserlo davvero. Sotto la pressione di queste idee De Nittis si sentiva ingrossare nel cuore un'onda di pianto. Mentre tutti gli uomini prendono radice nelle proprie posizioni, egli era vissuto dovunque al bivacco: aveva abitato come straniero presso parecchie famiglie nei primi tempi della sua carriera professorale, aveva veduto rinnovarsi ogni anno intorno alla cattedra gli studenti presso a poco come un viaggiatore, mutando albergo, trova sempre nuovi ospiti. Egli si ricordava le desolate malinconie di tanti giorni, quando soffocato dalla solitudine della propria stanza era costretto ad uscire per le strade cercando indarno qualcuno, a cui interessarsi. Era solo. Tutti gli passavano vicino preoccupati dei propri interessi, travolti da passioni effimere ma assolute, che riempivano il loro egoismo. Il loro saluto tradiva sotto l'amabilit

Avevo finito per gettarmi a capofitto nel vortice dei rumori e delle distrazioni cittadine. Avevo voluto stordirmi, visitando un'esposizione d'arte, frequentando assiduamente i teatri e i caffè, annodando effimere amicizie. Una sera ero anche andato a un comizio di popolo. Ed avevo, la prima volta, inteso a parlare dell'infinito cumulo di miserie e di dolori che grava e accascia e atterra la grande maggioranza dell'Umanit

Non si curano, i Sapienti, de' tuoi singhiozzi, della tristezza sommergente degli occhi tuoi... Hanno detto che sei l'idropisia d'un mondo decrepito e che nelle curve della terra t'insinui come gli umori malsani per entro i meandri del corpo umano... Altri ti videro inverdire di fiele, di sanie, di bava, e farti rosso ai crepuscoli.... Dissero che tu, Mare, senza tregua indietreggi lontano dalle spiagge, e vai morendo miseramente disseccato!... Per essi, non sei che una serpe di cesellato oro giallo, che torcesi a guisa di borchia sul messale aggrinzato della terra... Ma che importa?... I martelli e i trivelli della tua voce, sapranno frantumar facilmente le effimere parole!...