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Il nemico più forte di noi in numero, era sulla testa nostra in posizioni fortissime! Eppure bisognava vincere! E con tale risoluzione si cominciò ad ascendere la prima banchina. Non ricordo il numero, ma certo eran varie le banchine che ci dividevano dai Borbonici. Ed ogni volta che si avanzava dopo aver preso fiato, da una banchina all'altra, era una grandinata di palle. E noi!

Il combattimento del 30 aprile durò molte ore: i Bonaparteschi, battuti di fronte dalla nostra artiglieria delle mura, e fucileria, di fianco dai corpi volontari che occupavano le posizioni esterne del Gianicolo, finirono per ritirarsi in disordine, lasciando nelle nostre mani 500 prigionieri circa.

Il grosso dell'esercito, con Re Carlo Alberto, nella supposizione che gli Austriaci muovessero da Magenta per transitare il Ticino, stava accampato per attendere il nemico presso Trecate; ma, trovate sgombre le posizioni circostanti, mosse al di qua del fiume, per la via di Milano.

Il nemico prevedendo un attacco aveva chiesto ed ottenuto rinforzi, tanto che in quelle formidabili posizioni vi aveva concentrato settemila uomini delle migliori truppe oltre un numero di volontari tirolesi con eccellenti carabine; per questo fatto la sorpresa di sinistra non potè riuscire perchè il Bosisio trovava gi

I Genovesi e i cacciatori di Marsala, dovevano pernottare nelle loro posizioni: salutai caramente i miei amici, ed appoggiato al braccio di uno dei Francs chevaliers de Chautillon piano piano me ne tornai verso la citt

E ciò derivava dal fatto che il colonnello Paggi, per un ordine mal compreso o dato per errore da un subalterno, aveva abbandonato le sue posizioni di guardia e si era ritratto a Palombara lungi dalla Nomentana.

Alle 5 di mattino del 9 maggio il nemico si mosse all'assalto delle posizioni occupate dai nostri i quali sostennero l'urto senza cedere un palmo di terreno, mantenendo un fuoco assai ben nutrito fino alle 4 pomeridiane in attesa dell'arrivo del Durando.

Il difetto delle nostre posizioni e della linea nostra non mi lasciavan tranquillo, siccome i sintomi d'un'imminente battaglia a cui preparavasi l'esercito nemico più numeroso, più disciplinato e meglio fornito d'ogni cosa, del nostro.

Il giorno appresso il generale De Sonnaz con un ardito colpo di mano sloggiava gli austriaci da Monzambano ed alle 5 pomeridiane i Piemontesi erano padroni di quelle posizioni. Contemporaneamente il Colonnello comandante il reggimento Savoia entrava in Borghetto alla destra di Monzambano in faccia a Valeggio, ove i nostri entravano il giorno appresso.

Le raccomandava di visitare le posizioni più ridenti, e di renderle conto delle sue impressioni. Ed era felice che Maria passasse quei giorni di vita nuova dove essa aveva conosciuto ed amato il capitano, e le raccontava la modestia di quel soldato, la timidezza di colui che non aveva paura dei nemici armati, dei Tedeschi e dei Cosacchi, e che non osava parlare ad una ragazza.