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Da Chateaubriand a Victor Hugo rimasto cristiano attraverso le meravigliose metempsicosi della sua poesia, tutta una legione di scrittori e di artisti agitò il problema religioso: l'ateismo cedette al pessimismo, che fu ancora una contropprova della religione. Le imprecazioni di Lord Byron, le maledizioni di Leopardi espressero il dolore di non potere più credere pur conoscendo le bellezze della fede, mentre l'ateismo vero del secolo antecedente, vissuto nella calma della propria sicurezza, non aveva bestemmiato sofferto. Lamartine e Manzoni rinnovando la lirica della Chiesa superarono forse gl'inni più belli dei suoi primi tempi: De Maistre e De Bonald sentendo la necessit

Era stato a casa, non ci aveva trovati ed era venuto a raggiungerci. Sedette sotto i noci e fe' da terzo nella nostra solita conversazione. Il discorso cadde sul Renato di Chateaubriand, lugubre protesta del dubbio uscita dall'anima di un credente. Strano enigma! sclamò il curato. Enigma , io dissi, e mostruoso, ma punto strano. Come? domandò Don Luigi.

Gli pareva che lo Zola fosse stato uno dei difensori, e lo interrogò per accertarsene. E allora segui questo curioso dialogo: Vous aimez beaucoup Chateaubriand? Non Vous avez beaucoup lu Chateaubriand? Non. Allora non siete voi che l'avete difeso nella vostra discussione col signor Turghenieff? Jamais.

Parlami della tua infanzia, delle prime rivelazioni del tuo genio, di quando il Chateaubriand ti chiamò fanciullo sublime; raccontami delle tue veglie tempestose; dimmi se gridi quando ti balenano le immagini che sgomentano, dimmi se piangi quando scrivi le parole che strappano i singhiozzi, descrivimi le tue torture, le tue ebbrezze e le tue furie, dimmi che cosa pensi e che cosa sei, vecchio misterioso e tremendo!

«Guardate all'Europa. Il suo moto è a repubblica, moto universale che aumenta ogni giorno, che trascina gli intelletti un tempo più schivi, fin Chateaubriand, fin Lamennais. La prima rivoluzione francese, avvenga quando che sia, sar

Il Parodi aveva inteso dire d'una discussione sopra il Chateaubriand seguita a tavola fra il Turghenieff, lo Zola, il Flaubert e uno dei fratelli Goncourt; che questa discussione era durata sei ore, ardentissima, e che due dei commensali avevano difeso l'autore del Genio del Cristianesimo contro gli altri due, i quali negavano che fosse un grande scrittore.

Il Gongora mi accennava un largo spazio del muro tutto nero di date e di nomi scritti colla matita, col carbone, e incisi colla punta dei temperini dai visitatori dell'Alhambra. "Che cos'è scritto qui?" mi domandò. M'avvicinai e gittai un grido: Chateaubriand! "E qui?" "Byron!" "E qui?" "Victor Hugo!"

Salite al primo piano; si passa in mezzo a due file di busti, tra i quali noto un Rabelais e un Descartes, due grandi filosofi, ma di scuola diversa. Avanti ancora, e c'è un visibilio di ritratti, dei quali uno mi ruba un quarto d'ora. Confesso la mia debolezza, ma ho dedicato un quarto d'ora a Madama Récamier, l'Egeria della Restaurazione, la più bella donna di Francia e Navarra, l'amica di Chateaubriand e del filosofo Ballanche. Questa perdita di tempo mi ha fatto stringere il passo nella grande, immensa galleria delle battaglie, dove di battaglie ne avete a bizzeffe, da quella di Tolbiac, vinta da Clodoveo, a quella di Wagram, vinta da Napoleone. Più lunge, ho veduto la camera da letto della signora di Maintenon, ma non ho più trovata la nicchia di damasco rosso e la poltrona di Luigi XIV, il quale assisteva ogni sera alla cena della marchesa, e alla sua andata a letto, per andarsene poi a cena e a letto anche lui, cinque o sei camere più in l

I difensori del Chateaubriand erano stati il Turghenieff e il Flaubert; lo Zola e il Goncourt l'avevano ostinatamente combattuto. Tutti e quattro sogliono fare colazione insieme una volta al mese, e ogni volta nasce fra loro una discussione di quel genere, che li tiene inchiodati a tavola per mezza giornata.

«Una bella luce d'aurora in quel buio fu per me la lettura del Genio del Cristianesimo, dei Martiri, dell'Atala, tre libri dello Chateaubriand; permesso il primo, quasi raccomandato; gli altri due letti un po' di straforo. Quel cristianesimo io lo intendevo, lo sentivo, lo amavo. E amavo anche il rettore del collegio, uomo venerabile per dottrina, amabile per graziosa bont