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Non solamente il desiderabile proseguito in luogo del possibile; ma niun criterio a distinguere ciò che sia desiderabile veramente, niuna costanza a desiderar le medesime cose; inconseguenza, inconsistenza, passioni. Ferdinando poi non valse il padre: s'inimicò i baroni; e questi chiamarono un duca di Calabria figlio di Renato d'Angiò, che scese e si mantenne parecchi anni nel Regno.

Una sera in un ballo Cherubina era intenta a rialzare i petali dei suoi fiori, fiori che appassivano in mezzo ai lumi ed ai profumi artificiali; Renato, alle sue spalle, discorreva con un amico. Sai? parto disse. Torni presto? Non so, non lo credo.

*Digione era allegra: un'insolito viavai di gente percorreva le strade: le donne venivano sull'uscio delle botteghe per vederci passare e tutte avevano un sorriso, un complimento per noi... per niente non avevamo debellato i più celebri soldati della Pomerania!... Oh! giorni!... O dolcezze perdute, o memorie!... Dirò con quel povero Renato così tradito dalla moglie e da Piave!

Ora che so di non aver più padre, ch'io possa almeno trovare in voi mio unico parente quel tesoro di gioje che sono gli affetti domestici. Gervaso gli stese cordialmente la mano. Il giorno dopo tutti i giornali di Milano narravano come una sincope avesse freddato il conte Renato Sampieri nella sua villa di Melzo.

Gettò su Gervaso uno sguardo penetrante, indagatore, indi con affettata freddezza esclamò: Voi mi renderete ragione del nome ridicolo che mi avete dato; e gli mostrava il biglietto. Quel nome mi valse però l'abboccamento ch'io chiesi invano al conte Renato Sampieri. Ho voluto veder in faccia chi s'introduceva in tal modo in casa mia. Eccovi adunque soddisfatto.

Lo conoscete voi forse? domandò il giovine. Gervaso rientrato in stesso parve riflettere profondamente; scosse la testa in segno di dubbio e mormorò: È impossibile, è impossibile. Indi dopo un istante di silenzio, visibilmente commosso aggiunse rivolgendosi a Flavio. Ho conosciuto diciott'anni or sono un conte Renato Sampieri che abitava sul corso di Porta Tosa...

Era stato a casa, non ci aveva trovati ed era venuto a raggiungerci. Sedette sotto i noci e fe' da terzo nella nostra solita conversazione. Il discorso cadde sul Renato di Chateaubriand, lugubre protesta del dubbio uscita dall'anima di un credente. Strano enigma! sclamò il curato. Enigma , io dissi, e mostruoso, ma punto strano. Come? domandò Don Luigi.

Ma Renato non sapeva di lei, lei nulla aveva indovinato di Renato erano estranei. Il caso solo li riuniva nelle sale illuminate, ricche di fiori e di donne: il caso li faceva incontrare nelle vie, dove il mondo felice trascina il suo fasto; il caso solo si compiaceva mettere faccia a faccia la timida giovinetta ed il giovane serio e grave. Essi non si ricercavano.

CRICCA. Che siate il bentornato da lontano paese, ché giá sommerso nel mare vi avevano pianto per morto! GUGLIELMO. Posso dir che sia renato: fu tanto periglioso il mio naufragio! Oh che il cancaro ti mangi! GUGLIELMO. Or questo è un cattivo modo di procedere: tieni le mani a te e parla con piú riverenza: con chi pensi trattare? Ah, ah, ah!

Questo Renato Sampieri, dirò io pure alla mia volta, aveva un fratello per nome Alberto che sotto l'accusa d'assassino venne condannato a morte. Io lo potrei denunciare questo Alberto, capite signor... pap