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Sissignore, io ho difeso il naturalismo zoliano in parecchi miei scritti, facendo però sempre le debite riserve contro l'esagerazione del sistema: ho dedicato a Emilio Zola un mio romanzo giovanile Giacinta in segno di viva ammirazione per lo scrittore; e forse allora mi illudevo che quel romanzo derivasse dalla sua scuola.

E lo Zola nell'ultima pagina del romanzo riprodurr

E intanto egli continuava a discorrere, in piedi, vicino alla porta, colla sua amabile e virile franchezza, coi suoi gesti risoluti, col suo bel viso pallido e fiero, e veduto così sul fondo del suo studio elegante, pieno di libri e di carte, e dorato da un raggio di sole, dava l'immagine d'un bellissimo quadro, che rappresentasse l'ingegno, la fortuna e la forza; e il gridio dei due piccoli Zola che giocavano nella stanza accanto, vi aggiungeva una nota di gentilezza, che lo rendeva più nobile e più caro.

Smettiamo il parlar figurato, ragioniamo seriamente. Che ha da spartire il romanzo con la filosofia, con la scienza, con la religione? Dopo la mala prova del romanzo sperimentale escogitato dallo Zola, avremmo dovuto capirlo.

Niente di straordinario ci sarebbe infatti se lo Zola, o il Daudet, o il Bourget ci avessero dipinto Currita d'Albornoz, e la societ

Una volta, in un vagone, vidi un francese che leggeva un libro con grande attenzione, facendo di tanto in tanto un segno di stupore. Tutt'a un tratto, mentre cercavo di leggere il titolo sulla copertina, esclamò: Ah! c'est dégoûtant! e cacciò il libro nella valigia, con un atto di sdegno e di disprezzo. Rimase qualche minuto sopra pensiero; poi riaperse la valigia, riprese il libro e ricominciò a leggere. Poteva aver letto un paio di pagine, quando diede improvvisamente in una grande risata, e voltandosi verso il suo vicino, disse: Ah! caro mio, c'è qui una descrizione d'un pranzo di nozze che è una vera meraviglia! Poi continuò la lettura, dando a vedere in mille modi che ci provava un gusto infinito. Il libro era l'Assommoir. Quello che accadde a quel francese leggendo l'Assommoir, accade a quasi tutti alla prima lettura dei romanzi dello Zola. Bisogna vincere il primo senso di ripugnanza: poi, qualunque sia l'ultimo giudizio che si porta sullo scrittore, si è contenti d'averlo letto, e si conclude che si doveva leggere. Il primo effetto che produce, in specie dopo la lettura d'altri romanzi, è come quello che si prova all'uscire da un teatro caldo e profumato, ricevendo nel viso il soffio fresco dell'aria aperta, il quale d

E un ritratto non basta. Del Thiers, del Gambetta, di Emilio Zola, di Ottavio Feuillet e via discorrendo, una copia, e non più; di Sarah Bernhardt quattro, cinque, sei, magari dieci, spendendo una ventina di lire.

Egli sopravveniva in pieno naturalismo, per esprimermi con la formula di uso, dopo il Flaubert, dopo i De Goncourt, dopo lo Zola. Alla impassibilit

Ieri, quando è giunto qui nel mio eremo d'Umbria il suo ultimo articolo, mi giungeva pure il Rome che Emilio Zola mi mandava da Parigi. Non è vero? Questo periodo è suo; Come lo Zola disse della letteratura francese: Sar

Lo Zola risponde al verdetto dei suoi giurati, con un libro, con un'opera d'arte che è anch'essa un gran grido. Viva la giustizia!