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Piangeano i paladin con le ragazze: pur cercan l'arme da tutte le bande; son rugginose, verdi e pavonazze, con i prosciutti e simili vivande. Sbucano i topi fuor dalle corazze, che le nidiate avevan fatte drento, tanto che a' paladin mettean spavento.

Mentre tanti di nome e d'òr potenti Volgono a vanitate e nome ed oro, a taluni più bastano i contenti Che sulla terra Iddio concede loro; Mentre a meglio goder cercan furenti La propria gioia nell'altrui disdoro, Simili a falsi Dei d'et

PILASTRINO. Potria stare. È un di questi che, con bullettini ed altre truffarie c'han sempre seco, cercan del mondo. Oh! Se non par Filocrate! Guardalo ben. Quel che toglieva Lúcia. Che ti par? non è desso? Io ho a morire, tanto ne godo! FILENO. Non può anch'essere altri. Oh pazzarone! E che è stato questo? Accostiamci ancor noi.

«Tutto è mister, ma nel tronco ingrossato Scorrer sentiamo il vital succo, come Il mondo sente vita in ogni lato. L'aura folleggia tra le sparse chiome... Vengon gli amanti uniti e poi retrivi Cercan sui tronchi nostri inciso un nome. E le foglie agitiamo e siam giulivi Ignorando il destino, e pur sentiamo Che ovunque è vita. E tu solo non vivi? Tu pensi e scruti e dici: il vero io bramo.

Or si de' dir che la scrittura fatta tra la pudica Marfisa e Terigi fu gran cagion d'una ciarlata matta nelle case e botteghe di Parigi. Molti stati con la faccia stupefatta, tutti cercan le cause ed i vestigi; sembra che a ognun quella faccenda tocchi, tante dispute fan, tirando gli occhi. Molti dicevan gonfiando le gote: Che avvilimento è questo di Ruggero!

Poi ch'a te chiuse sono ambe le porte de gli occhi e de l'orecchie, anima mia, ond'esser può che più letizia speri? Pensa misero a te, chi ti conforte che me al mio bene ad ora ad or n'invia il santo amor con l'ale de i pensieri. Dello stesso Oh se tra queste ombrose e fresche rive, ch'or cercan solitarii i passi miei, meco ne fosse e con amor con lei, di cui 'l cor sempre parla e la man scrive;

Gli appariscenti appiccavan contrasto co' men splendenti per la dritta mano, e per i posti a una festa, ad un pasto, e' metteano sozzopra il monte e il piano: volean risarcimenti e vergognose cercan vendette per le vie nascose. Perocché l'ozio e i sistemi novelli aveano lor rinvilito il core, che tenean gran ribrezzo de' duelli, ma ricorreano dal governatore.

In basso, a mezz'aria o in alto poi, le fanciulle cercan sempre una stessa cosa, una cosa sola: l'uomo. E anche Emma guardava dalla finestra della sua cameretta, che dava sulla via. E le ore filavano filavano senza noia e senza gioia, in una fantasticheria piena di ombre e di poesia. Quanti poemi scriveva fra le nuvole, quante commedie e drammi immaginava sulla terra!

.... Sopra e d’attorno a noi, del sol raggiante Ne la gran luce d’oro, Scoppia e trasvola il vasto inno festante Del bacio e del lavoro: Ferreo serpe, il vapor passa e rimbomba Sotto montana vôlta, Chiama l’industria con guerriera tromba Menti e braccia a raccolta: Mille bocche si cercan desïose Innamoratamente, Mille vite si lancian generose Nella fornace ardente;

E con gli amanti, che n'aveva cento, sopra a' romanzi va sottilizzando e discorrendo e lodando il talento di Marco e di Matteo di quando in quando. Gli amanti d'essa avevano spavento e cercan contentarla ragionando, e sol fra loro facevan schermaglia, perch'eran molti bracchi ad una quaglia.