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Disse, e un sospir traendo, giù di peso S'abbandonò su le soffici piume, A cui di sotto scricchiolar compresse L'agili spire dei cedenti ordigni, Che di acciaro eran tutti, A quella guisa Che fra un popolo avvien, che, scosso un ferreo Giogo di servitù, sfrenasi ai novi Deliramenti e a l'oblïosa ebbrezza De l'acquistata libert

Lieve il suo passo per le nude sale ove dai letti in fila i dolci infermi levavano gli inermi volti a implorarla, in ansia, dal guanciale: lieve la mano a sanar piaghe orrende, su l’arse fronti a chiamar sonno e oblio, a ricomporre, in pio atto, intorno ai dolenti arti le bende: forte il suo cuore nelle notti, quando paura, insonnia, spasimo, demenza, in ferreo cerchio, senza tregua gemean, la grigia alba invocando.

Si leggevano sulle agrottate sue ciglia cupi pensieri, quasi costrette nubi piene di tempesta: il facile muoversi dell'aggrinzata spaziosa fronte annunziava il succedersi nella sua mente di sempre nuove idee: orgoglioso aveva a schifo abbassare lo sguardo sul verme che gli strisciava al piede; niun lamento giungeva fino al ferreo suo cuore: spirava dall'occhio inquieto tosco, e vendetta, idolo a cui sagrificava anche i proprj affetti.

MALFATTO. Mastro, volete far alle pugna con lui, che ve terrò la cappa? Voi me guardate? Dico da vero, alla . CURZIO. De grazia, mastro, avertite ai casi vostri. PRUDENZIO. Non bisogna minarci per essere catrafatto con l'ense ferreo e col pugione e col famulo satellito.

.... Sopra e d’attorno a noi, del sol raggiante Ne la gran luce d’oro, Scoppia e trasvola il vasto inno festante Del bacio e del lavoro: Ferreo serpe, il vapor passa e rimbomba Sotto montana vôlta, Chiama l’industria con guerriera tromba Menti e braccia a raccolta: Mille bocche si cercan desïose Innamoratamente, Mille vite si lancian generose Nella fornace ardente;

Qui, solingo, sdegnoso, abbandonato, Dormi in eccelso oblìo presso le stelle, Ferreo Titano de l’idea, ribelle Come sei nato!... Errar ti vider queste vette e queste Boscaglie, un giorno: quando a le tue nude Tempie battea lo spirto audace e rude De le tempeste; E il sangue acceso fumido ondeggiante In larghe ondate al cerebro fluiva, Pòlline sacro a fecondar la diva Idea balzante.

La scena mutava d'aspetto. Pompei cedeva il campo al più ferreo dei medî evî risuscitati. Come una di quelle dimore di Fata, che sorgono dal suolo nei sogni che seguono la lettura dei romanzi di Scott o della Radeliffe, così il salotto dove erano entrati gli stranieri parve ad essi la viva e reale imagine d'una stanza di antichissimo castello feudale.

E cinque o sei di questi saluti erano mandati ogni giorno dal ferreo labbro della signora Ninetta. Triste cosa la guerra! esclamò il forastiero, notando un atto di sgomento che ella non aveva potuto reprimere. Ah , messere, triste cosa! rispose la giovinetta sospirando. Il Finaro, pur troppo, non fa lieta accoglienza a' suoi visitatori cortesi. Madonna, e perchè? diss'egli di rimando.

Difatti s'udirono altri passi frettolosi e pesanti accostarsi dal lontano e subitamente davanti alla garitta si posarono sul selciato, con un romore breve e ferreo, i fucili: una voce dava la consegna, nel silenzio: e la voce della sentinella rimossa le rispondeva piano, brevemente. Poi daccapo risuonarono i passi cadenzati, e s'allontanarono.

Qui dove dischiuse del morto metallo I sensi e ne trasse gli spiriti ardenti, Qui dove le forze nel ferreo cavallo Più indomite strinse al cenno frementi, Qui dove di nuovo miracolo ardito Disdegna gli spazi del mondo finito E sciolto dai lacci l'ignoto rischiara, L'italico genio i tempi prepara.