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Ninfa! Era, dunque, la Pompei del medio-evo, la citt

Or n'andremo a la patria, ove più molle per la falcata riva ondeggia il mare e più mite è l'olivo in cima a 'l colle. Ne la tua vasta casa, ad ogni stanza penderanno li arazzi medicéi e, come ne' bianchi atrj di Pompei, discender

Questi due fatti d'insuperabile disciplina sono forse la chiave di quella severissima disciplina romana che condusse le Legioni su tutto l'orbe conosciuto, e di cui si trovò un saggio sotto le ceneri di Pompei, d'un legionario che coll'arma al piede lasciossi coprire dalle ceneri senza muoversi. E i Vespri? Un popolo che conta i Vespri ne' suoi annali, può durar poco nel servaggio.

Per gli altri popoli, l'Italia è ancora una terra di morti, un'immensa Pompei biancheggiante di sepolcri. L'Italia invece rinasce, e al suo risorgimento politico segue il risorgimento intellettuale. Nel paese degli analfabeti vanno moltiplicandosi le scuole: nel paese del dolce far niente ruggono ormai officine innumerevoli: nel paese dell'estetica tradizionale spiccano oggi il volo ispirazioni sfolgoranti di novit

Non manca dunque nulla a Ninfa per essere il pendant di Pompei. Laggiù, ai piedi del Vesuvio, la classica antichit

Le prime opere del Pacini ebbero all'estero miglior fortuna. Gli Arabi nelle Gallie e Gli ultimi giorni di Pompei ottennero al loro apparire una voga mondiale.

Vediamo di seguirlo rapidamente nelle tappe più interessanti e più gloriose della sua carriera artistica. Le opere che più illustrarono il Pacini in quella che suolsi chiamare la sua prima epoca, furono L'ultimo giorno di Pompei, Gli Arabi nelle Gallie e la Niobe.

Cosa avrebbe detto? Come avrebbe spiegato?... Non ci voleva pensare. Penserebbe dopo. A Napoli il cielo e il mare li inebbriarono, e la gente li deliziò. S'arrampicarono sul Vesuvio. Si meravigliarono di Pompei. Vagarono per Capri.

Dentro, è una sola immensa sala, un piccolo mondo. A primo aspetto non si raccapezza nulla. Da un cortile si riesce in un caffè, da un caffè in un bazar, da un bazar in un giardino, da un giardino in un museo. In mezzo ai cipressi, agli allori, agli aloè, alle palme, a tutte le piante pompose della zona torrida, allungano il collo le giraffe e levan la testa le statue di Michelangelo. Fra le sfingi d'un cortile egiziano, si vede lontano una casa greca col gruppo di Laocoonte e la Venere di Milo. Dalla casa greca s'entra in una casa romana, di qui si sprofonda lo sguardo nelle stanzine misteriose dell'Alhambra, e dall'Alhambra si vede dentro il cortile d'una casetta di Pompei. S'esce, si passa in mezzo a gruppi di leoni e di tigri che s'addentano, fra due file di aquile e di pappagalli, e si riesce in un cortile bizantino, dal quale, per una sfilata di porte, si vede un cortile d'una casa del medio evo, la sala d'un palazzo del Rinascimento, la cappella d'una chiesa gotica. Si va oltre fra i monumenti sepolcrali, le fontane, le porte istoriate, e tutti i capolavori della scultura moderna, e si giunge in mezzo a una folla di gente alla porta d'un teatro dove si rappresenta il Trovatore. Un po' più oltre, da un lato si vede un'orchestra capace di tre mila artisti, sotto una mezza cupola, larga due volte quella della cattedrale di San Paolo; e dal lato opposto un palco scenico dove un professore d

Nel contemplare questi monumenti del V e del VI secolo, il viaggiatore che per la prima volta arriva a Ravenna, prova delle impressioni paragonabili soltanto a quelle che suscitano le ruine di Pompei; e, difatti, Ravenna è la Pompei dell'epoca gotica e bizantina.